Una breve riflessione sull’opera dell’imbrattatore di muri più famoso al mondo.
di Sofia Papalino 3B scientifico
“T.V. has made going to the theater seem pointless, photography has pretty much killed painting, but graffiti has remained gloriously unspoilt by progress”
Banksy.
L’arte di Banksy ci lascia sempre, in qualche modo, spiazzati. La sua voce, che attraversa i silenzi della storia, snodandosi e materializzandosi in figure concrete e indelebili, è capace di trasmetterci sempre un nuovo messaggio di denuncia di attualità e lo fa con immediatezza e ironia.
Ci canzona, ci mette a nudo con le sue frecciatine motteggianti, facendoci aprire gli occhi davanti alla cruda realtà, come di fronte ad uno sguardo irrisorio. Riporta la nostra attenzione su qualcosa di scomodo, che la nostra mente aveva deciso di accantonare perché di difficile gestione, e con fare apparentemente scanzonato ci tira la giacchetta, costringendoci a una nuova riflessione.
Il suo pericoloso gioco coinvolge lo spettatore, costringendolo ad aprire gli occhi di fronte alle ingiustizie e alle contraddizioni delle condizioni umane.
Banksy non è delicato: la sua è un’arte cruda, ma pura nel suo genere. Senza paura, né censura, riesce sempre ad essere significativa.
Banksy è un genio, anche questo è certo. Seleziona con minuziosità le sue “tele”: entra nella tana del lupo e lancia il suo messaggio di critica. Cerca il luogo perfetto, in cui i confini della sua tela si possano facilmente confondere con la realtà circostante.
E poi come dargli torto di fronte ai contesti che ci indica? Le sue opere vengono accolte dalla città e le persone che vi passano davanti non possono far altro che guardarsi attorno e ammettere che il teppistello che ha imbrattato quel muro ha ragione!
Ripeto: Banksy, l’imbrattatore di muri più conosciuto e seguito al mondo, è davvero un genio. Non si tratta, infatti, di un semplice writer: nato a Bristol, ha iniziato come artista di strada, ma la sua figura ha assunto note sempre più elevate. Si cala nei panni dell’attivista, del politico e persino del regista. Ha collaborato con diverse band musicali, messo in piedi intere esposizioni, affiancato dai più disparati artisti, e ha imparato a muoversi in un ambiente culturale globale in continua evoluzione.
Sulla sua identità si consumano speculazioni continue. C’è chi crede sia una donna, chi sia un artista già noto sotto altro pseudonimo, chi invece sostiene si tratti di un’intera organizzazione. C’è chi lo stima e chi lo ritiene solo un delinquente.
Il mistero della sua identità, però, non fa che alimentare la curiosità e l’interesse morboso dei suoi ammiratori. Alla fine Banksy è un’ombra che accarezza i muri più silenziosi della città, prestando loro voce. È così che nascono le sagome che hanno fatto ormai storia. Con lui ogni piccolo particolare è ricco, significativo, intenso.
Guerra, pace, società e abusi. Banksy fa sempre sentire la sua voce e lo fa in maniera universale: viaggia, si reca sul posto in questione e lascia la sua macchia (sul muro). Non c’è nulla che lo fermi. Nemmeno le numerose denunce penali che lo perseguitano da anni.