Il nostro angolo

C’E’ ANCORA DOMANI: una speranza per tutte le donne vittime di violenza

L’attrice comica Paola Cortellesi al suo primo esordio da regista, con il film campione di incassi “C’è ancora domani”

Dal 26 ottobre 2023 nelle sale cinematografiche è arrivato “C’è ancora domani”, diretto e interpretato da Paola Cortellesi, un film estremamente moderno, seppur ambientato nella Roma della seconda metà degli anni ‘40, che racconta una storia allo stesso tempo tragica e commovente, purtroppo non così estranea alla nostra società attuale. 

Delia, la protagonista, è la perfetta padrona di casa, madre di tre figli e moglie di Ivano, interpretato dal celebre Valerio Mastandrea, un uomo prepotente, gretto, assente e violento, che spesso scarica le sue rabbie e furie sulla moglie, anche per educarla ad essere più composta, più servile, a vestirsi meglio, a comportarsi in modo più consono. Delia è consapevole del fatto che non può fare più di quello che le viene chiesto; che non può essere più bella di quello che è, con tutte i sacrifici economici che fa ogni singolo giorno; che non può comprarsi quella giacchettina nuova a pois di cui si è innamorata perché automaticamente ciò avrebbe implicato il fatto che una volta tornata a casa il marito le avrebbe tirato due schiaffi, forse anche di più di quelli abituali, accusandola di pensare alle solite idiozie femminili anziché occuparsi della famiglia e mettere questa e lui al primo posto. 

Delia è una donna forte, capace e paziente, lo dimostrano i vari episodi in cui riesce a stemperare le scenate del marito e a ricomporre le crisi; per riuscirci però deve subire violenze da parte sua, ma lo accetta solamente per nascondere ai figli gli atti del padre, anche se questi ne sono già a conoscenza da tempo e soffrono per lei in silenzio. La figlia Marcella è il personaggio che le sta più vicino, che la spinge a reagire e così fa anche un’amica che lavora al mercato, che ogni volta che vede Delia con qualche livido in più la esorta a scappare e ad andare lontano, ma lei logicamente non può farlo poiché non può allontanarsi dai figli ancora giovani. 

Delia e la figlia Marcellina sono vittime di un sistema patriarcale su cui è imperniata la società italiana da secoli e che è stata enfatizzata dalla cultura fascista: le prevaricazioni, sia fisiche che psicologiche, che esse subiscono sono portate avanti dal capo-famiglia Ivano e anche dal padre di quest’ultimo, che vive con loro e le cui cure sono affidate ovviamente alle femmine.

L’apprensione che la figlia prova per la madre è la stessa che Delia ha nei confronti del rapporto che questa ha con Giulio, il fidanzato, di classe sociale abbiente, lo stesso col quale Marcella si vergogna per la sua povertà e che poi si dimostrerà geloso e protettivo, come il padre Ivano, perpetrando un modello patriarcale di sottomissione femminile che sembra ineluttabile e che Delia vorrebbe rompere. Inizialmente la figlia non crede alle parole della madre, in quanto adolescente innamorata e da poco promessa al matrimonio, ma poi la ascolterà e capirà che Delia l’ha per sempre salvata da una vita di infelicità e dolori, mentali e corporali e non potrà ringraziarla se non ponendole davanti la realtà, la sua opportunità di essere felice e libera…

Nel corso del film si fa riferimento ad una storia passata di Delia, una vecchia fiamma che non si è mai spenta, un uomo che è a tutti gli effetti l’alter ego di Ivano, e con cui potrebbe ricominciare tutto daccapo, ma è impossibile. 

Altro importante sostenitore di Delia è un soldato americano di stanza a Roma e che ogni giorno le regala della cioccolata; all’inizio Delia scambia questi gesti come oltraggiosi e indegni, non capisce che egli la vuole aiutare, che anche lui ha capito quello che lei si ostina a tenere nascosto, che anche lui ha notato le botte e i lividi e che quegli “are you okay?” erano veri e sinceri. Delia si servirà della disponibilità del nuovo amico per bruciare il bar della famiglia di Giulio proprietaria di questo, salvandola di fatto da un matrimonio nefasto.

Sarebbe opportuno riflettere, anche se le tematiche più dure e violente del film sono comunque narrate dalla Cortellesi con incredibile leggerezza e soavità, su quanto questo film sia ormai una “storia di routine” nel mondo di oggi: la storia di Delia è uguale a quella di tantissime altre donne che non vengono rispettate e considerate al pari degli uomini, che vengono uccise e poi dimenticate perché le notizie di femminicidi sono all’ordine del giorno; in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni da un uomo poiché la considera un suo possesso personale.

Non è nostra volontà svelare a voi lettori il finale di questo film, ci limiteremo a dire che la Cortellesi non avrebbe potuto concluderlo in modo più appropriato, spingendo tutte noi donne a valorizzarci e apprezzarci in quanto tali e in quanto forti, esortandoci a ricordare tutti quei piccoli passetti che le donne hanno compiuto nel corso della storia e che le hanno portate ad ottenere sempre più diritti e a continuare verso quella direzione! 

In fin dei conti, da quel fatidico ’46, in cui le donne votarono per la prima volta, è cominciato un processo di emancipazione femminile che dovremmo coltivare e difendere ogni giorno…

l’immagine utilizzata è un’immagine di pubblico dominio trovata da www.mymovies.it

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