Il nostro angolo

CAPODANNO PERSIANO

NowruzDi Athina Saraji – V A Sezione Classica

Nowruz, o Norouz, o نوروز o, come lo chiamo io, capodanno persiano.

Capodanno sì, che però non coincide con quello del calendario Gregoriano: lo si festeggia infatti oggi.

Perciò colmate le vostre tavole con lenticchie, specchi, mele rosse, aglio e pesci rossi: è la vostra seconda chance per i temuti propositi dell’anno nuovo.

Il Nowruz (che vien fatto coincidere con l’equinozio di primavera) nonostante l’appellativo scorretto con cui lo chiamo, “persiano”, non è festeggiato solo in Iran: lo si celebra infatti anche in Azerbaigian, Afghanistan, Albania, Georgia, in vari paesi dell’Asia centrale come il Turkmenistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Kazakistan, e presso le comunità iraniane in Iraq, Pakistan, Turchia, ed in molti altri paesi.

Nasce in ambito pre-islamico, come festa tradizionale zoroastriana, e secondo la mitologia risale addirittura a 15.000 anni fa, ovvero al tempo del leggendario re Yima, solitamente indicato come creatore della festività.

Zoroastro poi avrebbe riorganizzato la ricorrenza in onore di Ahura Mazda, divinità principale prima della religione islamica.

Ma non voglio annoiarvi con la trama storica: parliamo delle tradizioni legate a questa data.

Ve ne sono tre principali, e si compiono nei giorni antecedenti al capodanno: Khane Tekani, Chahârshanbe Sûrî, Haft Sîn.

Khane Tekani, letteralmente casa “Khane” scuotere “Tekani” (scuotere la casa).

Inizia 12 giorni prima del Nowruz, e consiste nella messa a nuovo della casa.

Probabilmente questa è una metafora. La rinascita della natura, la rinascita della casa.

Usualmente si tratta di pulizie, ma talvolta comprende anche l’acquisto di abiti nuovi, e la decorazione delle case con fiori (perlopiù tulipani e giacinti).

Inoltre, e – per la tradizione iraniana – cosa più importante in questi giorni, si fa e riceve visita da familiari e parenti stretti, terminando con un pranzo assieme all’intera famiglia attorno ad un tavolo imbandito (Haft Sîn) e lo scambio di doniil giorno del capodanno.

Chahârshanbe Sûrî

C’è poi la mia preferita “Chahârshanbe Sûrî”, la festa del fuoco.

La si celebra l’ultimo mercoledì dell’anno ed è una rappresentazione allegorica della luce (il fuoco) che sconfigge le tenebre.

La tradizione sta nell’appiccare falò in giro per le strade sui quali si salta recitando “Zardî-ye man az to, sorkhî-ye to az man”.

“Il mio colore giallo a te, il tuo colore rosso a me”

che simbolicamente significa “la mia debolezza (giallo) a te, la tua forza (rosso) a me”

Vi sono poi molti altri folclori collegati a questo, ad esempio la credenza che in questa notte gli spiriti possano entrare in contratto con i discendenti in vita, o il rompere dei vasi di terracotta come segno di buon auspicio.

Haft Sîn

Infine, il giorno dell’equinozio,  l’Haft Sîn.

Letteralmente  “Sette ‘S'”, si tratta di imbandire il tavolo con sette oggetti il cui nome inizia con ‘S’.

Perché proprio sette?

Il sette è un numero sacro: simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra ha fondato la sua religione.

L’Haft Sin porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita.

La tradizione sta anche nel particolare modo di disporre ed imbandire la tavola, che viene adornata nel modo più bello possibile, con fiori, il libro sacro seguito dalla famiglia, la bandiera tricolore persiana, Verde Bianco e Rosso in orizzontale (patria, fede, rosso sangue versato dagli eroi).

Non mancano mai le candele accese, una ciotola di acqua a simboleggiare la trasparenza della vita e una foglia sull’acqua per la caducità della vita, lo specchio per essere visibili come siamo.

A seguito, elencherò i sette tipici oggetti con cui s’imbandisce la tavola:

  • Sabzeh – chicchi di lenticchie, orzo o frumento, germogliati (sabzeh) a simboleggiare la rinascita
  • Samanu – un impasto di orzo germogliato e tostato, a simboleggiare l’abbondanza
  • Senjed – frutti secchi di oleastro, è legante, a simboleggiare l’amore
  • Sîr – aglio, a simboleggiare la salute
  • Sîb – mele, scrupolosamente rosse, a simboleggiare la bellezza
  • Somaq – bacche di Sommacco, a simboleggiare l’asprezza della vita
  • Serkeh – aceto, a simboleggiare la pazienza e la saggezza.

Ed ora che siete coscienti di ciò, buon 2016 – 1395!