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Suoni e parole di libertà

Il 29 aprile abbiamo assistito allo spettacolo “Suoni e parole di libertà”, organizzato dall’Istituto Bruno Franchetti in qualità di membro del Comitato cittadino per l’Ottantesimo anniversario della Liberazione, presso l’Auditorium del Centro culturale Candiani.

Lo spettacolo si è diviso tra momenti in cui studenti e studentesse raccontavano le vicende storiche o riportavano testimonianze e altri momenti in cui la Big Band della scuola ha suonato e cantato le canzoni più famose della Resistenza.

L’esibizione è iniziata con la riproduzione di un discorso di Piero Calamandrei, che è stato uno dei fondatori del Partito d’Azione, pronunciato in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di conferenza sulla Costituzione italiana per illustrare i fondamenti storici e morali della nostra Costituzione.

Subito dopo l’introduzione la Big Band della nostra scuola, con il prof Michele Boldrin come direttore d’orchestra, ha suonato “La libertà” di Giorgio Gaber.

Successivamente un gruppo di studenti e studentesse hanno parlato della differenza tra il primo e il secondo Risorgimento, la Resistenza appunto, che libera l’Italia dall’invasione tedesca ed è caratterizzato da una larga partecipazione femminile.

Tra le donne della Resistenza più conosciute ci sono Camilla Ravera, prima donna a ricevere la nomina di senatrice a vita; Iolanda Mantovani, che partecipò a delle riunioni clandestine e decise insieme alle sue compagne di lavoro uno sciopero in risaia; Paola, che scrive una lettera per la famiglia dove dice di aver preso la decisione di seguire i partigiani in montagna, per contribuire alla Resistenza; Anna Maria, che nel combattimento di Montesole guidò un plotone di ragazze e uccise personalmente sei tedeschi.

Di seguito la band ha presentato la canzone “Katjuša”, ovvero una canzone popolare sovietica composta da Matvej Blanter intonata durante la 2° guerra mondiale che parla di una ragazza sofferente per la lontananza del suo amato, costretto a combattere al fronte.

Subito dopo “Katjuša” la band ha suonato “Fischia il Vento”, che presenta la stessa melodia e divenne simbolo della lotta partigiana.

Poi due ragazze hanno spiegato la nascita della canzone “Oltre il ponte”: a Torino, negli anni ’60, cominciano a far sentire la propria voce i Cantacronache, un gruppo di artisti, musicisti e cantautori, che prendono le distanze dalle canzonette di consumo più diffuse nell’Italia del dopoguerra, e che recuperano le canzoni politiche e della Resistenza.

Tra questi vi sono il fondatore del gruppo e compositore di origine ebraica Sergio Liberovici, che prese parte alla lotta partigiana a soli 14 anni, e lo scrittore Italo Calvino, i quali danno vita a “Oltre il ponte”: la voce è quella di un ex partigiano che narra le sue avventure in guerra ad una giovane ragazza che rappresenta la nuova generazione, ricordandole quanto i giovani di oggi siano scarsamente interessati alla storia, anche se molto recente.

Poi è stato introdotto il romanzo di Luigi Meneghello “I piccoli maestri”, che racconta di alcuni giovani che, pur essendo ancora inesperti e non completamente consapevoli del peso delle loro azioni, si trovano ad essere maestri nella loro lotta contro un regime oppressivo. In questo romanzo la resistenza si configura non solo come lotta delle bande partigiane, ma anche come un percorso di formazione sia personale che comunitario. Nel brano letto si evidenzia, in particolare, il rapporto tra i partigiani e la popolazione civile dell’Alto Vicentino, tutt’altro che estranea alla lotta contro i nazifascisti.

Lo spettacolo è continuato con la lettura di alcune poesie tratte dalla raccolta “Piú non torneranno al piano” di Renato Boeri, in cui i partigiani e le partigiane morte parlano in prima persona della propria esperienza. Loro non sono figure eroiche, ma sono uomini e donne come noi, che stavano dalla parte giusta.

I partigiani e le partigiane della poesia sono un socialista, un ricco, un ladro, una prostituta, una coppia di amanti inquieti, un partigiano innamorato di un altro partigiano e un sopravvissuto, che di fronte ai compagni caduti parla del presente.

In seguito abbiamo ascoltato “Le Chant des partisans o Chant de la libération”, che è stato l’inno della Resistenza francese durante l’occupazione da parte della Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Il testo è di Joseph Kessel e la musica, composta originariamente nel 1941 su testo russo, è della francese Anna Marly, ex emigrante russa che nel 1940 lasciò la Francia per Londra.

Poi le ragazze del collettivo della nostra scuola Vita Activa ci hanno spiegato che l’articolo 1 della Costituzione corrisponderà alla realtà solo se l’eguaglianza di tutti i cittadini del paese sarà rispettata e la partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese avverrà; senza questa certezza non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica.

Dopo questo intervento, la Big Band ha suonato, sobriamente, una delle canzoni partigiane più conosciute: “Bella Ciao”.

Infine, ha preso la parola Roberto Calligaris, presidente dell’ANPI di Mestre, che ha invitato studenti e studentesse a continuare a partecipare e a mantenere intatta la voglia di cambiare. Calligaris ha tanto apprezzato la canzone “La libertà” che ha chiesto alla Big Band un bis.