Il consigliere di “Fratelli d’Italia” Giulio Bonet accusa il giornalino scolastico del liceo Montale per aver fatto scrivere ad un ragazzo un articolo “filoarabo”.
Tutti noi dovremmo avere il diritto di esprimerci, di dare voce alle nostre idee e ai nostri ideali, soprattutto perché siamo giovani. In Italia, ormai da tempo, esiste la libertà di parola, è un diritto riconosciuto a livello internazionale, eppure come mai a noi giovani non è dato di poter gridare ad alta voce quello che pensiamo? Sono ormai noti gli episodi di repressione di manifestazioni studentesche, scioperi volontari e discorsi nelle piazze, movimenti che tra l’altro nascono dall’odierno clima di protesta interno al mondo dei giovani; tuttavia nessuno sembra aver mai preso sul serio il problema trattato, come spesso avviene.
Noi giovani ci sentiamo inascoltati in una società come la nostra, austera e retrograda sotto diversi punti di vista, popolata da adulti che si rifiutano di considerare le opinioni di noi ragazzi in quanto tali.
Per questo ritengo sia prezioso quanto estremamente raro ormai che qualcuno di noi giovani voglia superare questa barriera che ci separa dal mondo degli adulti.
Questo è stato anche un po’ quello che è successo di recente al liceo classico Montale di San Donà di Piave: uno studente, parte del progetto di giornalino scolastico (argomento quindi che ci sta molto a cuore e che ci interessa da vicino!) ha scritto un articolo sulla questione palestinese che non è stato accettato. Non solo: il consigliere Giulio Bonet del partito “Fratelli D’Italia” ha sporto denuncia verso la scuola, il direttore della redazione e la dirigente scolastica.
È una cosa inaccettabile: un ragazzo che si esprime in uno spazio aperto e sicuro come quello scolastico viene completamente svalutato e persino accusato. “A scuola non si fa politica” ha solennemente affermato il consigliere, al quale l’insegnante del ragazzo ha risposto che nessuno a scuola si mette a fare politica e a dire agli studenti quale partito debbano scegliere, se debbano schierarsi dalla parte di Israele o della Palestina, ecc.
La cosa che è certa però, come afferma anche il docente stesso, è che nessuno può controllare la volontà di mettersi in gioco degli studenti, il loro spirito critico, la loro curiosità. Una volta che essa viene stimolata, in particolare, non vi è alcuna possibilità di ritorno.
L’insegnante spiega, inoltre, che si è limitato ad affrontare la questione israelo-palestinese da un punto di vista storico, in quanto estremamente delicata e per questo ha deciso di non intervenire e di non entrare troppo nel merito, per non incorrere nel rischio appunto di “indottrinare” i giovani studenti di sue idee e credenze opinabili.
Il “fare politica”, tra le altre cose, è in realtà importantissimo: se a scuola, che è il luogo in cui gli studenti passano più tempo in assoluto, non se ne parla, è assai difficile che ne siano interessati e spinti ad informarsi al di fuori di essa. La scuola è anche e soprattutto uno strumento volto a formare dei giovani consapevoli e rispettosi, e la politica sta alla base della nostra società e di tutto il mondo. Come si fa a voler escludere proprio i giovani, coloro che rappresentano il nostro futuro, da essa?
Quindi l’accusa del nostro consigliere sembra alquanto insensata, e la situazione a mio parere va inquadrata in una serie di mancanze di rispetto e svariate occasioni nelle quali non sono state prese in considerazione le parole di noi studenti, ottenendo un quadro generale imbarazzante e inaccettabile.
L’immagine utilizzata è di dominio pubblico trovata da: https://www.ivar-group.com/it/Italy/ivar-group/referenze/Nuovo-spazio-per-il-Liceo-E-Montale-a-San-Don-di-Piave-60591