Spettacoli

Il Ventaglio, in scena al teatro Goldoni il 4/02/2012

di Teresa Vio 5G

Di certo Carlo Goldoni non si sarebbe mai immaginato la sua Giannina, giovane contadina, con tacchi e calze rosa shocking e jeans cortissimi, e con in mano un ferro da stiro; né avrebbe fatto entrare in scena tutti i suoi personaggi ballando sulle note di Amy Winehouse. Ma chissà se ha mai pensato di citare, nelle sue commedie, alcuni sonetti di Shakespeare?

Nella stessa città di Goldoni, e circa 250 anni dopo la prima rappresentazione de “Il ventaglio”, Damiano Michieletto si figura tutto questo nel rispetto del testo originale, ma con ambientazione e costumi moderni e nel mezzo, alcuni sonetti di Shakespeare declamati da una figura invisibile e leggera, un moderno Cupido che muove gli uomini a suo piacimento, e a loro insaputa. Un esperimento ambizioso e rischioso, ma che ha avuto un ottimo riscontro nel l pubblico che, guidato dalla curiosità, in questi giorni ha sfidato le bassissime temperature per recarsi a teatro.

I dodici attori, giovani, promettenti con alle spalle preparazione e studi in diverse scuole d’Italia, sono stati scelti a seguito di un accurato lavoro di selezione. Da Susanna (Manuela Massimi), a Moracchio (interpretato da Nicola Ciaffoni), ogni personaggio è arricchito di modernità e freschezza, pur mantenendosi fedele al carattere disegnato da Goldoni : se la merciaia rimane cittadina e “superiore” ai villici in mezzo ai quali vive, Moracchio – ci dice lo stesso Ciaffoni- non è più solo un mero ostacolo per l’amore di Giannina e Crispino, ma viene rappresentato con una psicologia più complessa, con un’ambivalenza che lo vede allo stesso tempo autoritario nei confronti della sorella e aggressivo nel modo di vestire, e infantile nel girare sempre con un cane di peluche sottobraccio.

Dall’allestimento , inoltre, il testo guadagna in complessità. Il personaggio di Giannina all’inizio della seconda parte, lascia ad esempio , per alcuni minuti, spazio alla sua interprete, Silvia Paoli, che si chiede perché l’amore dev’essere associato sempre alla sofferenza (come succede d’altronde in questa commedia, piena di equivoci e fraintendimenti, che sono causa di infelicità e vengono chiariti solo alla fine).

Ma cosa pensa il pubblico dell’allestimento visto? Abbiamo intervistato dopo una replica al Teatro Goldoni di Venezia spettatori di diverse fasce d’età, ed ecco cosa ci hanno risposto

Nel complesso, vi sembra che la trasposizione sia stata azzeccata? Cosa vi è piaciuto di più? (Personaggi, elementi, scelte del
regista)

B.T. (di anni 18) Si, Michieletto è riuscito nel suo intento. Ho molto apprezzatoil “Puck”:mi è piaciuto come, pur non interangendo direttamente con gli altri personaggi, sia stato una presenza fondamentale sulla scena. Il regista inoltre, ha portato al testo efficace ironia e freschezza, grazie soprattutto alla scelta di un cast giovane e frizzante.

A.B. (di anni 30) Sì, a volte può risultare strano e difficile riportare i testi classici in chiave moderna, ma questa volta ha decisamente funzionato!

F.M. (di anni 30) Questo spettacolo mi è piaciuto molto; Michieletto è riuscito, pur stravolgendo la forma dell’opera (il contesto, gli atteggiamenti) a mantenerne lo spirito. Mi è piaciuta inoltre la scelta della scenografia, composta solo da sedie che gli attori spostavano e dalla grande lavagna bianca.

A.R. e S. P. (di anni 50) Ci aspettavamo il solito Goldoni con abiti d’epoca, invece ci è stata presentata una commedia innovativa reinterpretata in chiave moderna. E’ stato uno spettacolo sicuramente riuscito anche grazie alla fresca e naturale interpretazione degli attori.

C’è stato qualcosa che non avete apprezzato?

F.M. Gli intermezzi in cui gli attori “uscivano dal personaggio” e raccontavano aneddoti sull’amore, cadevano a volte nello sdolcinato

B.T. Gli intermezzi, inoltre, spezzavano l’illusione che si era creata e rischiavano di creare distrazione rispetto alla storia, anche perché erano del tutto estranei alla storia.

A.R. e S.P. Come è naturale che sia, data la lontananza tra il testo e l’ambientazione, a volte l’associazione appariva forzata.

3 Replies to “Il Ventaglio, in scena al teatro Goldoni il 4/02/2012

  1. Commento di Chiara Poloni e Lucia Lizzul 4G

    Damiano Michieletto, giovane regista veneto, reinterpreta “Il Ventaglio” di Goldoni in chiave moderna. La storia ruota attorno ad un ventaglio (qui a pile) che determina le azioni dei personaggi legati tra loro da passioni, gelosie e interessi personali. In questa commedia degli equivoci vengono inserite profonde citazioni d’amore tratte dai sonetti di Shakespeare e i giovani attori, pur recitando le originali battute goldoniane, inseriscono di tanto in tanto brevissimi racconti di esperienze odierne di amore non corrisposto.

    L’originalità non finisce qui: l’apparente scena spoglia si arricchisce con l’evolversi della storia. Il palco accoglie il pubblico mostrando una grande lavagna bianca con la scritta “Amore…” sulla quale un Cupido ( il bravo Giuseppe Nitti) riporta via via con un pennarello le frasi più significative pronunciate dai personaggi che a loro volta possono sbizzarrircisi esprimendo i propri sentimenti. La figura del Cupido è inoltre essenziale per lo svolgersi della storia in quanto, invisibile agli occhi dei personaggi, li manovra e si prende gioco di loro dando inizio alle peripezie che costituiscono l’intreccio. Efficaci e svariati sono gli espedienti teatrali per creare divertenti ed insolite reazioni che sembrano ripresi dalle pagine di un fumetto o da sequenze filmiche. Il tutto è ravvivato da interessanti giochi di luce che illuminano chi parla e nascondono il superfluo.

    Lo spettacolo affascina anche un pubblico giovane (non sempre in sintonia con le rappresentazioni tradizionali dei testi goldoniani) in quanto dinamico, fresco, spiritoso e ricco di spunti di riflessione sul sempre attuale tema dell’amore nelle sue molteplici sfumature.

    Applausi meritati.

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