Ripercussioni delle elezioni americane sulla vita di un tranquillo quindicenne italiano
di Emilio Della Torre (VC)
Penso che la schiacciante vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, oggi, sia l’evidente prova di ciò che molti di noi non hanno capito in tempo:
considerare la qualità di un politico è sbagliato, soggettivo e opinabile; occorre considerare invece la capacità del popolo votante di compiere le giuste scelte.
A prescindere dalle opinioni, infatti, va riconosciuto che il popolo non è sempre capace di fare la scelta giusta. I fatti successivi al referendum sulla Brexit ne sono prova: è stato riconosciuto come incostituzionale, non solamente per un cavillo legale nei patti UE, ma piuttosto perché il popolo non è ritenuto capace di esprimersi in modo cosciente su argomenti di questa portata.
Per non parlare del calo economico del valore di borsa dell’Inghilterra allora e degli States oggi.
Ma anche sorvolando sulla buona fede degli elettori nella loro lenta e volontaria, immolazione, perché, dopo un atto tanto innovativo, come eleggere due volte un presidente di colore, rivolgersi per essere governati a colui che ha definito questi “fondatore dell’ISIS”?
Beh, le motivazioni di ciò dalla prospettiva italiana e quindicenne appaiono abbastanza evidenti:
-Il ricordo subliminale delle matite Giotto alle scuole elementari: chi non ricorda il meraviglioso terra di Siena? (Si narra verrà ribattezzato faccia di Trump, e avrà in dotazione una livella per erigere muri sempre a piombo!);
-La convinzione che le cose, grazie a Donald possano finalmente cambiare.
E se la motivazione che ha spinto il popolo americano a votarlo è questa, allora è totalmente condivisibile. Certo nessuno garantisce che ciò avverrà in meglio, o in peggio chiaramente, ma non si può dire che i presupposti ad ora siano promettenti.
Scherzi a parte, ciò che io temo è che la società americana, fino ad ora orgogliosa della sua multietnicità, possa divenirne l’opposto, che la meravigliosa New York, sfavillante e mai dormiente come cantava Frank Sinatra, chiamata “the melting pot”, il paiolo di razze, cambi volto.
E che i muri finiscano per essere più rassicuranti del dialogo, il colore della pelle, metro di misura più importante delle azioni del singolo.
