Scienza e Tecnologia

SOLAR RADIATION MANAGEMENT AND GLOBAL WARMING

di Marta Bottega, Camilla Giacori, Alexandra Radu, Rebecca Voltolina, della classe 3A Scientifico

Articolo riguardante la  Geoingegneria che vuole contrastare il surriscaldamento globale attraverso la gestione delle radiazioni solari.

Negli ultimi mesi, il clima e i problemi ad esso legati sono stati tra gli argomenti più discussi: al giorno d’oggi, infatti, cresce sempre di più la preoccupazione per le gravi conseguenze che si possono ripercuotere sul nostro pianeta a causa di fattori, quali per esempio l’industrializzazione, che modificano radicalmente il clima.

Questo è stato anche l’argomento centrale del COP21, la ventunesima conferenza delle Parti che si è tenuta a Parigi dal 30 novembre al 12 dicembre 2015: durante il meeting i rappresentanti di circa 195 nazioni hanno discusso del cambiamento climatico, delle emissioni di CO₂ e del surriscaldamento globale, arrivando alla stipulazione dell’accordo di Parigi che mirerebbe a limitare il riscaldamento globale a meno di 1,5°C attraverso il contributo e l’impegno di tutti gli stati partecipanti.

Molte sono le possibili azioni e tecniche che si possono impiegare al fine di salvaguardare la nostra amata Terra, e soprattutto molte sono le nuove tecniche che si stanno sviluppando, soprattutto con l’utilizzo di nuove tecnologie: una di queste è chiamata  Solar Radiation Management (gestione delle radiazioni solari). SRM è un progetto elaborato dalla Geoingegneria, ramo delle scienze applicate che si occupa dell’attuazione di tecniche artificiali di intervento umano sull’ambiente fisico, dall’atmosfera, agli oceani, alla biosfera, criosfera, idrosfera, litosfera; esso mira a ridurre il riscaldamento globale bloccando i raggi solari che arrivano sul nostro pianeta.

Il progetto che risulta oggi essere quello maggiormente realizzabile ed efficace è quello degli AEROSOL PRESSURIZZATI. Questo metodo prevede l’impiego di aerosol (gas pressurizzati) che, iniettati nella stratosfera, la renderebbero più riflettente ai raggi solari. Gli aerosol più comuni sono i solfuri, che, reagendo con l’acqua, formano delle goccioline in grado di riflettere i raggi solari bloccando così l’aumento della temperatura globale.

img1Questa idea deriva dall’eruzione del Monte Pinatubo, vulcano attivo presso l’isola di Luzon nelle Filippine, avvenuta nel 1991 dopo circa 5 secoli di inattività. L’effetto principale dell’eruzione pliniana è stato quello di diminuire di mezzo grado centigrado la temperatura globale, attraverso la diffusione nella stratosfera di un’enorme quantità di gas che ha formato uno strato oscurante di acido solforico in grado di riflettere i raggi solari. Come tutte le cose, anche l’SRM ha il rovescio della medaglia: molti sono i rischi, che, in questo caso, possono essere gravemente dannosi non solo al pianeta ma anche agli uomini. L’utilizzo dei solfuri comporterebbe l’acidificazione delle acque, dovuta allo sciogliersi in esse dei gas acidi, il cambiamento del ciclo idrologico terrestre, l’esaurimento dell’ozono e la trasformazione dell’aspetto celeste.

img2Può essere veramente questa la soluzione ideale per questi problemi? Vogliamo veramente iniettare nell’aria che noi respiriamo dei gas acidi?

Numerose sono state le opinioni e le discussioni sulla Geoingegneria: molti studi, tra quali quello condotto da 14 scienziati nel report del “European Transdisciplinary Assessment of Climate Engegineering”, hanno concluso che le soluzioni della Geoingegneria non sono un metodo valido per fermare, o quantomeno rallentare, gli effetti del cambiamento climatico.

Sarebbe infatti da “imprudenti” considerare una tecnica che mira alla modifica dell’ambiente come soluzione alle modifiche climatiche e ambientali già in atto.

Concludendo quindi è meglio attuare misure che mirino a “curare” le cause della “malattia” piuttosto che limitarsi ad “alleviarne” i “sintomi”, cioè metodi che intervengano sulle cause del riscaldamento globale e lo limitino piuttosto che sistemi artificiosi e, a lungo andare, anche nocivi.

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