Nel romanzo “le città invisibili”, scritto da Italo Calvino e pubblicato per la prima volta nel 1972, è composto in modo tale che ogni capitolo corrisponda ad una città fantastica da lui descritta e alle quali attribuisce un nome femminile.
Noi alunni di prima B e H, con lo spunto della prof. Pozzi, abbiamo creato le nostre versioni delle città invisibili; ce ne sono di tutti i gusti, dalla stranezza più profonda alla massima creatività che l’uomo abbia mai potuto leggere… Avete solo l’imbarazzo della scelta!
Città fantastiche
Caterina Coco 1H
LA CITTA’ DEI SOGNI
In una città distante miliardi di chilometri dal nostro pianeta Terra, l’ambiente era molto più accogliente, tranquillo e sereno.
C’erano immense distese d’erba con spruzzi di rugiada che davano un tocco di freschezza come se la pioggia avesse voglia di passare qua e là.
Ogni tanto si intravedevano fiori colorati e vigorosi alberi interrompevano la continuità di quei prati immensi, mostrando solo qualche squarcio di cielo, limpido e azzurro come un disegno fatto da un bambino.
Ogni genere di animale scorrazzava in quel magnifico paesaggio dall’idea primaverile.
Dalle lepri che sembrava giocassero a nascondino tra un albero e l’altro agli uccellini che cinguettavano emettendo un suono simile ad una ninna nanna e poi ancora cervi e cerbiatti che si adattavano perfettamente a questo tipo di ambiente, abituati al freddo paesaggio di montagna.
Tutto era perfetto, mancava solo il principe azzurro e la sua sposa ma ahimè non c’erano esseri umani in questo mondo.
Ormai abituati a vedere solo persone in ogni momento della nostra vita e a non considerare il resto, dato che qui non c’erano, era questo il tocco magico del paesaggio!
Sara Beretta 1H
PASSE-PARTOUT
Passe-partout non è una città come le altre. Per entrare si passa per una gigantesca porta costruita interamente in pregiatissimo marmo decorato con dei particolari in oro. Varcata la porta ci si ritrova in un vialetto, ai lati del quale ci sono tantissime porte. Gli abitanti di Passe-partout non hanno una vera e propria dimora, infatti, le loro case sono le varie epoche storiche alle quali si può accedere aprendo le porte. Ogni porta di fattura diversa conduce in un luogo ben definito collocato in un preciso periodo storico: oltrepassata la soglia della porta formata da foglie, piante e arbusti, ci si ritrova nell’Era dei dinosauri; mentre, aprendo la porta costruita interamente in roccia si ha la possibilità di arrivare nell’Età della Pietra; aprendo invece la porta fatta di mattoni e decorata con dei geroglifici si viene catapultati nell’antico Egitto; la porta di marmo che si trova tra due imponenti colonne fa rivivere l’Epoca della Roma antica; la porta che conduce al Medioevo è costituita da un ponte levatoio; la porta costruita in ferro ci trasporta ai tempi della rivoluzione industriale; poi ci sono tantissime altre porte ma l’ultima di tutte è quella che fa arrivare nel futuro, una porta tutta bianca il cui contenuto è ancora tutto da scrivere.
Sara Beretta 1H
REBUS
Ogni città ha delle strade, delle abitazioni, dei giardini e delle aiuole, ma a Rebus sono davvero particolari. Per andare nel centro abitato si possono percorrere le lunghe e serpentine strade a forma di “S” oppure, se si vuole risparmiare tempo, si può scegliere di transitare per le incidentate strade a “X”. Ai lati delle vie, oltre ai lampioni a forma di “P”, ci sono le residenze degli abitati: degli edifici alti e appuntiti a forma di “A” e per entrarci si passa per l’imponente porta a forma di “D”. Salendo le scale, i cui gradini sono formati da “Z”, si può osservare che dalle finestre a forma di “Q” si possono scorgere le strade, le altre case e le montagne, delle “B” in orizzontale. Nei giardini delle case, delimitati da dei muretti e da un cancello a forma di “H”, cresce spontanea soprattutto l’erba, che ha una curiosa sembianza di “I”, inoltre, vengono coltivate varie specie di piante e arbusti, come gli alberi da frutto che producono “M” e “F”, oppure i fiori dal fusto lungo e sottile in cima ai quali domina una “T”.
Nel cielo di Rebus, durante il giorno, vi è una sfera luminosa che padroneggia a forma di “O”, invece, nel corso delle notte, primeggia un corpo luminoso a forma di “C” che rischiara il paesaggio.
Giulia Berti 1H
Sinfolandia
Sinfolandia è raggiungibile soltanto quando ci si perde e si è coscienti di non sapere dove ci si trova , in questo modo si viene catapultati in un piccolo paesino di un’isola circondata da un’infinita distesa di acqua cristallina con il caratteristico odore di salsedine nell’aria.
La sabbia invece è bollente e di color fucsia nella quale si trovano conchiglie di forma quadrata, rettangolare,triangolare e con la superficie ruvida.
Il giorno conosce solo la parte dell’isola rivolta a sud e la notte solo quella rivolta a nord. E da ciò dipende anche l’umore degli abitanti, infatti chi vive nella parte a nord è più introverso e scontroso rispetto a chi vive nella parte a sud che è solare, estroverso e gentile.
In questa bizzarra città gli abitanti tipici dell’isola sono i Sinfo, piccoli mostriciattoli di colori svariati che partono dal giallo ocra al rosa antico.
I Sinfo sono dotati di due braccia,una gamba e sul capo due antenne, sulla sommità delle quali sono collocati gli occhi. I Sinfo passano le loro giornate spensierate saltellando per tutta l’isola senza meta, intonando melodie.
Thomas Melis 1H
LUMINOSIMA
Si entra in un posto sperduto nel nulla, accessibile da una porta trasparente con due grandi maniglie bianche.
In questo luogo, su una grande nuvola bianca,si estende una vastissima piana di cuscini rotondi di colore verde smeraldo che riflettono la luce del sole. Nessuna traccia di fauna o flora.
“Scavando” tra i cuscini, appare un vetro trasparente; si toglie qualche altro cuscino per vedere più in là e appaiono degli immensi tubi dentro ai quali passa un flusso di luce bianca come la neve.
Dal vetro si possono intravvedere delle scale che portano al dì sotto.
Una volta raggiunte e percorese le scale si arriva in una città popolata da omini trasparenti che, uno alla volta, entrano tutti in un tempio dentro al quale c’è una grande sfera e dentro essa è rinchiuso un meteorite con più fori collegato a dei tubi dai quali gli omini estraggono quel flusso di luce bianco che finisce nei tubi di tutta la città e senza il quale loro non possono vivere perché amplifica i raggi solari che sarebbero troppo deboli per permettere la loro esistenza.
Simeoni Carlo 1H
LA CITTA’ DI AL
Per giungere alla città di Al è necessario arrivare ad un’enorme casa con portoni di ferro dove, una volta svolte le operazioni burocratiche per il permesso d’entrata, è possibile accedere ad una lunghissima scala di vetro con i gradini sospesi nel vuoto che vi porterà oltre le nuvole alle porte della città.
Una volta mostrati i permessi d’entrata si aprirà davanti ai vostri occhi un complicato sistema di scale, le quali conducono alle case e ai palazzi; la particolarità che ti permette di distinguere una scala da un’altra è il materiale con cui sono fatti i gradini: il legno porta ai sobborghi
• il bronzo porta ai quartieri benestanti
• argento porta ai quartieri ricchi
• oro porta ai quartieri nobili
Infine è possibile distinguere la scala che porta al palazzo del re perché formata interamente di diamanti luccicanti.
Ma Al non è formata solo da scale e case; vi si trovano anche grandi parchi naturali con boschi e animali di ogni genere; in questa città è possibile trovare grandi impianti per il servizio pubblico, dagli ospedali agli impianti sportivi.
Nella parte più alta di Al si trovano eliche mastodontiche che girano producendo energia; le pale girano grazie alle forti correnti d’aria presenti nelle parti alte della città.
È molto difficile orientarsi ad Al e perdersi è all’ordine del giorno, ma vale la pena visitarla.
Matteo Miani 1H
FAROIDE
La città più bizzarra di tutti i tempi, Faroide, sorge su un isolotto sperduto nell’oceano, collegato al resto del mondo da un lungo tunnel sotterraneo che si snoda sul fondo del mare.
Questa città è talmente grande da occupare l’intero isolotto e, proprio perchè si affaccia sul mare, è caratterizzata dalla presenza di tanti porti dalle forme più strane, collegati tra loro da una scogliera di vetro trasparente che circonda l’isolotto: numerosi visitatori, una volta approdati lì, sono posseduti dal desiderio di raggiungere la scogliera per poter ammirare ad occhio nudo gli splendidi fondali marini sottostanti.
La città è ben visibile per chi arriva dall’oceano ed in particolare da lontano si vedono i suoi grattacieli riflettersi sull’immensa distesa d’acqua azzurra, talmente luccicanti che abbagliano. Ci si aspetterebbe di trovarsi in una città iper moderna, ma ecco all’improvviso comparire una grande chiesa antica che si erge nel centro della città come una torre, ricoperta di tanti mosaici, una festa di colori. Questa città riserva ad ogni angolo una sorpresa ed infatti, passeggiando per le sue vie, si respirano svariati profumi di fiori che scendono a cascata dal cielo come una continua nevicata. Un altissimo faro diffonde per tutta la città strabilianti luci colorate e gli alberi si muovono a passo di danza spostandosi da una parte all’altra.
Questa città è speciale, al suo interno è sempre festa, la sua gente veste con colori sgargianti e avanza per le strade cantando e ballando a suon di dolci note emesse da potenti amplificatori posti sopra i tetti delle case. Nessuno litiga, nessuno alza la voce, non si sente alcun rumore di motore perchè qui le macchine sono bandite, ci si muove unicamente a piedi, respirando una dolce brezza che arriva direttamente dal mare, un concentrato di salute per chi abita a Faroide.
Chi non desidererebbe abitare in un luogo così armonioso e luminoso, allegro e profumato?
Faroide è sicuramente la città ideale per tutti coloro che sognano una vita sana e spensierata.
Città inquietanti
Lorenzo Barbieri 1H
GREYLAND
Sono in una città monocolore. E’ il colore del “non colore”, non è scuro, né chiaro. Non caratterizza una stagione: non è – quindi – verde come la primavera, o giallo come l’estate, né marrone come l’autunno o bianco come l’inverno: è una città grigia.
E’ grigia sia perché non è allegra, sia perché è tutta meccanizzata e informatizzata. E, si sa, il colore della tecnologia è il grigio. Un grigio brillante e lucente, o un grigio quasi nero, o un grigio opaco, tipo “topo”, ma sempre grigio.
Le macchine più diffuse sono grigie; i cellulari più classici ed eleganti sono grigi; i computer più frequentemente usati sono sempre grigi; i giochi elettronici sono grigi; le fabbriche sono grigie dallo sporco o perché coperte da condotte e tubi grigi. Anche i capannoni industriali sono grigi e i televisori pure. E il cielo? Sapete la risposta!
La città è grigia anche perché non c’è nessuno. Dove sono tutti? Ci possono essere due risposte: la prima è che gli abitanti lavorano in reparti altamente tecnologici, professano mestieri dalla tecnologia avanzata e sofisticatissima, progettano o assemblano grandi pezzi grigi di moto-macchine grigie o piccoli pezzi di micro-chip grigi; e siccome lavorano tutto il giorno, quando escono, fuori è scuro (scusate… grigio!), nessuno vede gli altri perché il buio regna sovrano. E quando è buio… non si vede niente!
L’altra risposta può essere questa: non si vede nessuno, perché proprio nessuno abita questa città. La tecnologia è così avanti che ha mangiato coloro che l’hanno creata. Ora procede da sola, senza bisogno di altri. L’allieva ha superato i maestri e i maestri sono scappati o si nascondono.
In questa città non ci sono parchi (sarebbero verdi o marroni, gialli o colorati e abbiamo detto che la sfumatura imperante è quella del “non colore”). Ma… domanda: non ci sono parchi perché non ci sono bambini o non ci sono bambini perché non ci sono parchi? In questa città non c’è alcun motivo affinché esistano i parchi!!!
Se è per questo, non ci sono neppure pizzerie e ristoranti, discoteche o bar dove giocare a carte (altrimenti ci dovrebbero essere insegne colorate e intermittenti); non si sa proprio cosa siano le biblioteche, i centri ricreativi, i patronati, i campi e le corti dove giocare a pallone. In questa città grigia ci sono solo strade asfaltate, lunghe, dritte, monotone in cui circolano solo macchine e robot. Chi li guida e li comanda? Non si sa, non si vede o non c’è nessuno.
In questa città non c’è bisogno di allegria, di vitalità, di chiacchiere, di colore, di collettività. E’ questo il motivo per cui non esistono parchi, asili, scuole, ludoteche e tutto il resto, perché gli abitanti (quelli che non esistono più, quelli che sono spariti o scappati) sapevano già tutto, erano già bravissimi, avevano già il mondo nelle mani, erano già grandi, non avevano necessità né voglia di confrontarsi e di condividere, di trovarsi o giocare.
E’ la città non del sogno, ma della paura.
Devid Crepaldi 1H
DALMASCA, LA CITTA’ SU MARTE
Ed eccola; la città più antica dell’universo. Situata sulla superficie del pianeta Marte, Dalmasca è il luogo dove il tempo non passa e tutto è invariato fin dai tempi più antichi e remoti. Le sue abitazioni sono scavate e scolpite sul suolo stesso del pianeta: alte come grattacieli e con una struttura esagonale sono la forma architettonica più antica e splendida di sempre. Oltre alle varie residenze, Dalmasca ha un centro città monumentale con funzioni di svago:come nell’antica Roma c’era il Colosseo,qui vi sono grandi arene da battaglia,ma con dimensioni molto superiori a quelle delle strutture terrestri.
Gli abitanti della più nota città di sempre hanno tutti caratteristiche fisiche diverse: alcuni somigliano ad enormi insetti, altri a terrificanti pesci ed altri ancora simili ad umani; ma tutti hanno in comune una cosa: le dimensioni;infatti i più piccoli di statura raggiungono i 3 metri mentre i più alti i 7.
Nella città non vi sono però strade o mezzi di trasporto, infatti ogni parte di essa è collegata mediante enormi tubi che risucchiano e portano, chiunque debba spostarsi, nella zona desiderata.
Questa città, però,è in declino costante a causa della completa rarefazione dell’atmosfera del pianeta e alle continue tempeste di sabbia che ne erodono le strutture; ma essa verrà ricordata come la città più bella di sempre.
Jessica Rubinato 1B
FABBRICHE
L’uomo con la nascita delle fabbriche ha iniziato ad inquinare l’aria, fino a renderla soffocante, quasi da non riuscire più a vivere sul pianeta terra.
Gli animali della terra, a causa dell’inquinamento, hanno cominciato a ribellarsi, e tutto ad un tratto sembra siano diventati intellingenti, come se abbiano l’intelletto di un uomo.
Agli animali viene una brillante idea, quella di creare una città fatta di nuvole, solo e soltanto nuvole, tutte colorate e, a seconda del colore, con un profumo diverso, alcune di fragole altre di mela e……, in pratica una città tutta colorata e profumata, proprio come quella che desideravano.
In questa citta fantastica non si trovavano delle abitazioni, era una città tutta natura con alberi altissimi ricoperti da tatissime foglie verdi, e distese di prati e praterie, dove ogni tipo di animale poteva vivere libero e felice.
La città veniva chiamata Seconda, non si sa ancora il perchè, ma alcuni dicono che è stata chiamata così perchè è la Seconda città creata da “degli esseri umani”.
Camilla Corrò 1B
LA CITTA’ DEL MALE
Nella città del male le case erano nere, i parchi erano diventati tutti neri ,i giochi erano neri ,i castelli enormi costruiti con la sabbia erano neri, le case nel loro interno erano diventate tutte nere e all’interno non filtrava nemmeno uno spiraglio di luce.
In questa città non si trovavano bambini, ma solo persone che si erano incattivite per la loro avidità,urlavano, si graffiavano e si percuotevano,erano terribilmente nervose,tanto che la loro schiena si è trasformata in una gobba.
Camminavano sotto il fango diventato nero, perché sgorgava il dolore.
Il loro volto si era trasformato diventando anch’esso nero, consumavano dentro di sè la loro rabbia ,continuavano a darsi le botte e a distruggere ogni cosa e a cercare di impossessarsi degli oggetti e beni degli altri.
Queste persone non riuscivano mai a sorridere né ad essere felice di quello che avevano, forse non sapevano cosa si trovasse all’esterno di quest’inferno.