Recensioni Spettacoli

Il Furioso Orlando al Toniolo di Mestre 11.02.2012

di Teresa Vio 5G

Per secoli l’Orlando Furioso è stato letto, declamato e studiato, ma questa volta non è il solito Ariosto quello che ascoltiamo dalla voce di Stefano Accorsi, seppure la composizione in ottave e il linguaggio possono facilmente ingannare; d’altronde, fin dal titolo si capisce che c’è qualcosa di strano: Il Furioso Orlando. Non sono le epiche imprese del paladino il centro della storia, ma la sua furia – appunto – per l’amore non corrisposto che prova per Angelica, principessa del Catai agognata da tutti ma irraggiungibile..o almeno così pare.

“Per un momento pare che non si stia parlando di guerre da noi troppo lontane, e  che forse le anime palpitanti in questa giostra le conosciamo fin troppo bene.” Marco Baliani, regista dello spettacolo, riporta eroi e paladini – simboli dell’onestà e della fedeltà – ad una dimensione materiale: essi sono in realtà uomini, e come tali tradiscono, cedono alle tentazioni, perdono la testa.

Ma mentre Stefano Accorsi difende i personaggi maschili, una voce femminile rende giustizia alle compagne tradite. Come Bradamante, innamorata di Ruggero e condannata a sopportare i tradimenti e le continue assenze a spasso con l’Ippogrifo.

Nina Savary – accento francese e un ruolo che la vede attrice, cantante, musicista e rumorista- incalza l’attore con domande e osservazioni, ribellandosi ad un’ottica maschilista che finisce per mettere in secondo piano le donne, considerate solo come premio per le loro ardue imprese. Lo stesso Orlando, come tutti gli altri eroi del poema, non riesce a concepire il fatto che Angelica possa non ricambiare il suo amore e cedergli. Così, mentre la donna resiste a tutti i valorosi spasimanti, per cadere poi tra le braccia del soldato Medoro, ogni uomo che la incontra non può fare a meno di desiderarla, cadendo come preda di un incantesimo. Ma, effettivamente, è un incantesimo vero quello che colpisce Ruggero sull’isola di Alcina, maga che trasforma i malcapitati in piante e animali. E qui Baliani compie una delle sue diverse citazioni: probabilmente perchè la storia si ripete, Alcina sembra ricordare la maga Circe di Ulisse, e la ricorda anche a Nina che chiede “anche in maiali?”. Così come l’immagine di Orlando che corre nel bosco ci riporta “nella selva oscura” dantesca.

Mentre la voce misurata e sapiente di Accorsi e i rumori creati dalla Savary accompagnano lo spettatore in un vero e proprio viaggio nella storia, gli occhi non vedono altro che uno stesso materiale: il legno nudo delle casse che compongono la scenografia e il legno degli strumenti usati per gli effetti sonori che, visibili nel loro impiego, sono l’ennesima prova della potenza del teatro, in grado di “ingannare” lo spettatore… facendoglielo sapere!