di Marco Marangon 4A
Il giorno 16 dicembre 2013 anche l’Istituto di Istruzione Superiore “G. Bruno-R. Franchetti”, sede Liceo Scientifico è stato occupato.
Un piccolo gruppo di studenti è entrato durante la notte, chiudendo i cancelli d’entrata con dei lucchetti e bloccando con materiale reperito all’interno della scuola le entrate. Sulla facciata era affisso uno striscione che dichiarava l’occupazione. Alle ore 8.10 circa, l’orario d’inizio delle lezioni, quando il piazzale si era riempito di studenti, alcuni degli “occupanti” si sono affacciati da una finestra, dichiarando che sarebbe stata un’occupazione pacifica, esplicando le ragioni di questa protesta e le attività che si sarebbero svolte e invitando tutti gli astanti ad entrare.
I motivi dell’ occupazione sono rintracciabili nella politica della austerity che prevede dei tagli dei fondi destinati alla scuola anche in linea con le politiche della UE.
Nelle intenzioni degli occupanti, sarebbe stata una manifestazione simbolica per mostrare la capacità di autogestione degli studenti, capaci di riprendersi ciò che li appartiene (la Scuola).
Tra le attività proposte: iniziative strettamente inerenti alla scuola (come aule dedicate allo studio, conferenze-dibattiti sulle prove INVALSI), argomenti di attualità (come conferenze-dibattiti sulla Palestina), cineforum (con la proiezione del film “Invictus”, tributo alla recente e dolorosa scomparsa di Nelson Mandela).
L’affluenza però non è stata molto alta, in quanto pochi studenti sono entrati mentre la maggioranza ha fatto ritorno a casa non appena constatato il fatto che la scuola fosse stata occupata. Già verso le 8.20 il piazzale si era spopolato e dopo un quarto d’ora erano rimasti solo che una ventina di studenti, il Dirigente Scolastico, tutti i professori, i tecnici di laboratorio e il personale ATA. Verso le 8.40, per agevolare la conclusione di alcuni lavori di ristrutturazione all’interno dell’istituto, gli occupanti hanno deciso di lasciare entrare gli operai del cantiere.
Inoltre hanno aperto il cancelletto e lasciato la possibilità a tutto il personale scolastico di entrare, ma soltanto relativamente all’uso dell’ aula magna e del nel bar interno alla scuola stessa.
Alle 9.00 tutti gli studenti avevano abbandonato il piazzale, mentre il personale scolastico era in parte all’interno dell’edificio, in parte all’esterno.
Le reazioni alla visione della scuola occupata sono state tra le più varie, c’erano studenti eccitati per un evento straordinario, alcuni erano sollevati per aver perso un compito o un’interrogazione, altri erano convinti delle motivazioni della protesta, pronti a entrare il prima possibile, altri ancora erano indifferenti, pensando solo che avrebbero fatto un giorno di scuola in meno e così le vacanze natalizie sarebbero arrivate “più in fretta”.
Curioso invece il comportamento del personale scolastico, le cui componenti sembravano più preoccupati di “prendere freddo” e ammalarsi (la temperatura atmosferica era oggettivamente rigida, aggirandosi attorno allo 0°C) piuttosto che delle ore di lezione sfumate.
Molto stupiti invece erano gli studenti di prima, che non avevano mai assistito a una manifestazione di questo tipo, e che, preoccupati sul da farsi, chiedevano aiuto e delucidazioni a studenti più vecchi ed esperti di loro.
L’EVOLUZIONE DELLA PROTESTA: UN GIORNO DI AUTOGESTIONE NELLA SEDE DEL BRUNO
di Alberto Cesaro 3A
In seguito all’occupazione degli studenti di lunedì 16 dicembre, la protesta si è evoluta il giorno successivo sfociando in un’autogestione, organizzata in tempi record e con la collaborazione di chiunque fosse disponibile a partecipare attivamente (come relatore o come moderatore di un dibattito). Facoltativa per gli alunni di quinta che avessero verifiche o interrogazioni o che, comunque, volessero seguire le lezioni, la partecipazione era obbligatoria per tutte le altre classi.
La mattinata si è aperta con momenti di scompiglio, durante i quali gli studenti, ansiosi di un feedback positivo all’effettivo svolgimento dell’autogestione, sono rimasti fuori dalle porte per parecchi minuti prima di poter entrare, mentre alcuni ritenevano più utile tornare a casa. Grazie alle spiegazioni degli organizzatori, la “burocrazia” è stata per tutti molto chiara: in classe, all’appello, successiva iscrizione alle attività prescelte e, al loro termine, contrappello e tutti a casa.
Le varie attività tra cui si poteva scegliere erano suddivise in due turni : 9.00-11.00 ca. il primo, 11.20-13.10 ca.il secondo. Si offrivano di conferenze, laboratori seminariali, o dibattiti in aula studio. Le conferenze riguardavano la somministrazione delle prove INVALSI alla fine del biennio, il problema dell’immigrazione e la questione palestinese; i laboratori, invece, erano di storia della musica, di fotografia, di effettistica musicale (dj), l’iniziativa “Piccole Operaie” consistente nel risistemare le classi attraverso piccoli lavori manuali e, infine, un dibattito sulla situazione politica attuale.
Alcune di queste attività sono state svolte nelle aule (la maggior parte dei laboratori), mentre le altre avevano luogo in Aula Magna o in corridoio. Queste iniziative non hanno però riscontrato grande successo poiché molti studenti non si sono presentati, oppure hanno prestato scarsa attenzione, nonostante il grande impegno dimostrato dagli organizzatori.