Il nostro angolo

Dante, e le cose che ci tengono insieme

Irene Fiorotto, I B classico

 

 

 

 

 

La data ufficiale del cosiddetto “Dantedí”, il giorno dedicato al poeta Dante Alighieri, è il 25 Marzo. L’idea è stata subito promossa dal “Corriere della Sera”, prendendo come esempio importanti manifestazioni letterarie internazionali, quali il “Bloomsday”, la giornata in onore dell’Ulisse di James Joyce, e i festival di letteratura e cultura che si svolgono in tutto il mondo, dall’Europa all’America del Sud, fino alla Cina.

Paolo Di Stefano è uno scrittore e giornalista che nelle pagine del “Corriere della Sera” si occupa di letteratura, cultura e società; il “Giorno di Dante” è stata proprio un’idea dei suoi editoriali. Il giornalista Di Stefano racconta: “Mi è parso paradossale che uno dei maggiori scrittori della tradizione occidentale, modello e maestro illustre, padre della lingua italiana, ispiratore di scrittori di ogni nazionalità, non avesse una giornata in suo onore”. Dante ha fatto tutto da solo, è stato un ottimo auto promotore attraverso la sua opera, e per questo è diventato ormai un brand e un simbolo riconoscibile in tutto il mondo. Egli infatti è sempre più presente nei fumetti, nei romanzi noir, nella fantascienza, nel cinema, nei videogames, negli spot pubblicitari e nelle insegne dei locali pubblici…

Ma le cose da concordare per il 25 Marzo sono ancora tante, infatti a Ravenna, il 13 e 14 Settembre, si parlerà delle attività da proporre durante il primo Dantedí della storia. Inoltre, la Società Dante Alighieri ha già raccolto adesioni attraverso le sue innumerevoli sedi estere; è stato significativo anche il fatto che il Ministro degli Esteri abbia dato per primo la sua adesione alla proposta. “All’estero – dice Di Stefano – percepiscono Dante come incarnazione della nostra identità nazionale e padre della nostra lingua”.

L’iniziativa è poi stata fatta propria dal Consiglio dei Ministri, che nel Gennaio 2020, su iniziativa del ministro Franceschini, ha deciso di istituire la giornata nazionale di Dante. Molte prestigiose Istituzioni Culturali, come ad esempio l’Accademia della Crusca, la Società Dantesca, la Società Dante Alighieri, l’Associazione degli Italianisti e altre, hanno aderito all’iniziativa con entusiasmo, organizzando e progettando eventi e attività riguardanti proprio il “padre della lingua italiana”.

Si era rimasti incerti all’inizio tra due date: il 14 Settembre, data della morte del poeta, e il 25 Marzo, che gli studiosi identificano come l’inizio del viaggio ultraterreno descritto nella Divina Commedia. È stata preferita la seconda data, anche per la sua collocazione, definita “piú felice” all’interno dell’anno scolastico, dato che le scuole dovrebbero essere molto coinvolte nel progetto. Il primo feedback raccolto è stato sicuramente positivo e incoraggiante. Il primo Dantedí sarà festeggiato dunque nel 2021, anno nel quale ricorre, in Aprile, il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (evento a cui si lega, già da diversi anni, il festival dantesco a Ravenna).

L’interesse con il quale sono state accolte queste iniziative ha ragioni forti: Un altro giornalista, Andrea Riccardi, il quale scrive sempre per il “Corriere della Sera”, dice: “Dante non è il solo simbolo dell’Italia, ma è voce mondiale e patrimonio dell’umanità. L’Italia, non sarebbe quel che è oggi nella cultura e nel seguir «virtute e canoscenza» se non ci fosse stato Dante. Per questo il Dantedí rappresenta, soprattutto in questi ultimi tempi, una salda radice e un’apertura al futuro”. Il giornalista ha anche aggiunto che la ricchezza letteraria dell’opera di Dante non si esaurisce e non si sintetizza: è come una Bibbia, che va letta e riletta per poter scoprire sempre nuovi significati.

Come sempre accade, questa iniziativa ha portato pareri contrastanti tra gli studiosi. Alcuni infatti hanno fatto notare che il 21 Marzo è già la Giornata Mondiale della Poesia e le due ricorrenze si sovrapporrebbero, inevitabilmente pestandosi i piedi a vicenda. Per esempio il letterato Ivan Simonini dice: “ma Dante ha davvero bisogno di un Dantedí per diventare un’icona? In quasi tutti i paesi del pianeta la memoria di Dante gode già oggi di ben più di una giornata, ben più di un «framework», e imprigionare il culto dantesco «in un sol dí» appare riduttivo rispetto all’attuale realtà del poeta, presente e operativa su scala internazionale. A me poi sembra già poco dedicargli un anno intero”.

Il più è detto in una frase del ministro Dario Franceschini: “Dante è l’unità del paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia e Italianità. Perché egli ricorda molte cose che ci tengono insieme”. E allora, ancor di più in questo momento di difficoltà generale, anche per questa via passa una speranza: viva l’Italia, viva la cultura e soprattutto buon Dantedí a tutti!