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ELEZIONI 2018: CENTRODESTRA (PRESENTE-ASSENTE)

di Pietro Ferrazzi, V A Scientifico

/4 Concludiamo la fase pre-elettorale con un’analisi del programma della coalizione di centrodestra. Non un’intervista… Abbiamo invece intervistato Nicola Pellicani (centrosinistra), Enrico Schenato (Movimento 5 Stelle) e Michele Mognato (Liberi e Uguali), mentre Giorgia Andreuzza, la candidata del centrodestra, ha ritirato la propria disponibilità.

La coalizione del centrodestra è sempre stata considerata la favorita per il collegio uninominale Camera di Venezia. Tuttavia, le cose non appaiono oggi così scontate: nell’unico collegio considerato “contendibile” dalla coalizione del Partito Democratico (dando per sconfitti i 5 Stelle), in un Veneto fortemente orientato a destra, il terzetto Berlusconi-Salvini-Meloni ha scelto di candidare Giorgia Andreuzza, esponente della Lega, in una città storicamente di sinistra come la nostra.

Oltretutto, per l’architetto di Noventa di Piave sarebbe stato più naturale presentarsi nelle file del carroccio a San Donà – collegio di più sicura vittoria – dove tuttavia è stato garantito il veneziano Renato Brunetta. Proprio per capire i motivi di queste scelte, come fatto per i candidati delle altre coalizioni, abbiamo provato in ogni modo ad intervistarla: non c’è stato verso neppure di ottenere uno scambio di domande e risposte per via telefonica. A quanto racconta la stampa locale, è impegnata a girare il territorio dall’alba al tramonto, per tentare di recuperare una sfida tuttora incerta.

Per correttezza rispetto a tutte le forze politiche che si preparano seriamente a governare il nostro paese, riportiamo il programma della Lega, con le questioni aperte che, ahi noi, sono rimaste senza risposta.
È noto come il cavallo di battaglia del centrodestra sia la flat tax: essa consiste nell’abolizione della tassazione progressiva per cui, oggi, chi guadagna di più paga, in percentuale, di più. In pratica, si propone un sistema per cui, dal miliardario all’insegnante, tutti pagano il 15% (o il 23%, secondo la proposta di Forza Italia) di imposte sul reddito. Questo dovrebbe portare ad una semplificazione del sistema fiscale italiano (“Niente più scartoffie, scontrini e ricevute da portare al commercialista”, recita il programma). In aggiunta, esisterebbe una “clausola di salvaguardia” per la quale chiunque, a seguito della riforma, si trovasse con le tasse più alte di prima, resterebbe fisso al precedente regime. Oltretutto, gli esponenti del centrodestra sono convinti che l’abbassamento ad un terzo dell’imposizione fiscale attuale per le classi più abbienti spingerà chi oggi evade il fisco a far rientrare i capitali in Italia. Converrà loro dal punto di vista economico, oltre che per via dell’inasprimento delle “sanzioni amministrative, che prevedono tra le altre il ritiro della patente di guida e del passaporto fino a 3 anni”. Una questione cruciale sarà il reperimento delle risorse economiche necessarie.

Altro tema è quello delle pensioni. Il programma “ufficiale” della coalizione di centrodestra prevede l’abolizione della Legge Fornero, reintroducendo le pensioni di anzianità (dopo 40 anni di contributi: in pratica, di lavoro), la “Quota 100” (si va in pensione quando la somma tra la propria età e gli anni di contributi fa, appunto, 100) e le pensioni di vecchiaia. Questa riforma comporterebbe un grande “ritorno al passato”, con sensibili abbassamenti dell’età pensionistica. A fronte della preoccupazione di molti, tra cui il presidente dell’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale), che non ritengono sostenibile per le casse del Paese uno sforzo di questo genere, Berlusconi, intervistato da SkyTG24 questa settimana, ha rassicurato affermando che sia lui che Salvini sono assolutamente convinti che il criterio fondante dell’attuale legge – “se la vita media aumenta, aumenta anche l’età pensionabile” – sia inoppugnabile. Si tratta soltanto di “diversi strumenti” da utilizzare per mettere a posto le cose che non vanno.

Riguardo l’immigrazione, la politica della Lega si sviluppa su due filoni: controllo delle frontiere e ricerca di maggiore collaborazione internazionale. Per punti, le proposte:

  • trasferimento di maggiori competenze dallo Stato alle Regioni,
  • diniego di sbarco di passeggeri delle ONG che siano senza documenti
  • trattenimento fino a 6 mesi nei Centri di Identificazione ed Espulsione “al fine di rendere eseguibile l’espulsione”
  • “valutare la possibilità di fare dei centri di accoglienza nei Paesi sicuri vicini alla Libia sotto l’egida dell’ONU, […]. in subordine, valutare anche la possibilità di fare centri di accoglienza in Tunisia. Il costo di entrambe le proposte è posto a carico di un fondo europeo”
  • “effettuare accordi anche con le Tribù del sud della Libia, e chiedere la collaborazione della Russia per eventuali accordi con il generale Khalif Haftar”
  • “applicazione del protocollo spagnolo per il controllo rigoroso delle frontiere sul mare, con strumenti tecnologici e conseguente esternalizzazione delle frontiere”.

Il quarto capitolo del programma riguarda i rapporti con l’Europa: “Noi vogliamo restare all’interno dell’Unione Europea solo a condizione di ridiscutere tutti i Trattati che pongono vincoli all’esercizio della nostra piena e legittima sovranità”, in particolare quelle “monetaria ed economica”, “territoriale” e “legislativa”. L’obiettivo è ritornare ad “una forma di libera e pacifica cooperazione tra Stati di natura prettamente economica”. Annullando cioè quel progresso di integrazione culturale e politica oggi in atto.

Le domande che avremmo voluto porre e rimangono senza risposta sono molte. Ne pongo due, per riflessione del lettore. Come possiamo noi diciottenni del 2018 rinunciare al pensiero che gli interessi di un ragazzo francese, tedesco o spagnolo coincidano con i nostri? Davvero ha senso ritornare ai giochi di forza dei piccoli Stati europei nel mondo globalizzato?
La seconda, più legata alla contingenza politica: non vi rende inquieti il fatto che movimenti che si dichiarano “fascisti” abbiamo espressamente assicurato il loro appoggio ad un eventuale governo Salvini?