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APPASSIONATA DIFESA DEI VIDEOGIOCHI

Mi permetto di sfruttare la mia possibilità di scrivere su queste pagine virtuali per parlare oggi di un argomento che mi sta a cuore, perché spesso mal trattato e discusso superficialmente: i videogiochi.
È notorio che il solo termine, per molti, rappresenti il peggiore risvolto di ciò che la tecnologia ci ha concesso, la massima e peggiore espressione dei passatempi giovanili.

Io mi permetto, però, di contestare questo pensiero generale: a mio parere, i videogiochi sono solo un passaggio obbligato dell’evoluzione della tecnologia. La totale virtualizzazione di situazioni che non avranno alcun effetto nella realtà. Occorre infatti sdoganare l’idea che un videogioco sia solo un insieme di automazioni che riproducono situazioni e immagini cruente. O meglio, non solo.

Nel parlare di videogiochi spesso si cade nel cliché di ciò che incolla gli adolescenti agli schermi, insieme ai social network, tuttavia non è così: le opportunità che la videoludica offre sono tutte quelle che l’immaginazione ci consente di creare, essendo possibile creare simulazioni di qualsiasi cosa si possa immaginare. Ci offrono l’occasione di creare mondi virtuali intesi come opportunità di fuga da quello in cui viviamo, e questo non si può dire sempre positivo, ma ci consentono anche di sperimentare situazioni che normalmente non potremmo esperire, e questa è un’opportunità che, se valutata attentamente, è molto superiore a qualsiasi controindicazione.

L’appunto che ho spesso sentito fare ai videogiochi, e, molto più in generale, alla simulazione a scopo ludico, è che strascichi di ciò che viene finto possano influire sul nostro comportamento rispetto alla realtà; per contestare ciò mi rifaccio a dati più che opinioni: secondo uno studio delle Università di Hannover e di Lubecca, la correlazione fra utilizzo di prodotti di intrattenimento videoludico e comportamenti di violenza non esiste. D’altronde, ma questa è un’opinione personale, è impossibile pensare che qualsiasi fruitore di videogiochi non sia capace di gestire la sua partecipazione emotiva a questi. Se poi questo non fosse sufficiente, invito chi ritiene i videogiochi essere una perdita di tempo a considerare la possibilità offertaci da un punto di vista più lungimirante: con la tecnologia moderna ci è possibile ottenere simulazioni, completamente virtuali e molto realistiche, di pressappoco ogni cosa; perché non sfruttare ciò in modo creativo e utile? Cito l’esempio di Microsoft Flight Simulator X, un simulatore di volo sviluppato dalla famosa casa di Redmond che è stato per lungo tempo utilizzato come strumento per addestrare i piloti di aerei in vista di un vero volo, ma tengo a precisare quanto sia universale la portata di una cosa del genere.

Dunque mi chiedo: perché, di fronte alle evidenti possibilità di cui usufruiamo tramite i videogiochi, vengono comunque ritenuti il peggior passatempo per gli adolescenti? È chiaro, un uso smodato li rende un pericolo per la salute, ma ciò vale per qualsiasi abuso. Non bisognerebbe forse avere una conoscenza approfondita dell’argomento, prima di esprimercisi contrariamente, come spesso sento fare da persone che giammai hanno sperimentato un videogioco?