Il biologo e ricercatore Sammy Basso è venuto a mancare il 5 ottobre dello scorso anno nel comune di Asolo, a Treviso. La mattina seguente, a seguito dell’annuncio, i genitori di quest’ultimo hanno chiesto a tutti il massimo rispetto per il proprio dolore.
Sammy Basso era affetto da progeria, una patologia estremamente rara che secondo le statistiche colpisce un individuo ogni 4-8 milioni di nascite, causando un invecchiamento precoce esclusivamente fisico che porta i bambini a sviluppare malattie tipiche degli anziani, conducendoli a una morte prematura.
Pertanto Sammy Basso era conosciuto come la persona affetta da progeria più longeva al mondo.
Per sensibilizzare le persone riguardo a questa malattia ancora poco conosciuta e per sostenere la ricerca scientifica su di essa, nel 2005 la famiglia Basso fondò l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso, di cui quest’ultimo è stato testimonial dall’età di dieci anni.
Sammy è nato a Schio nel 1995 in provincia di Vicenza. Viveva con la famiglia a Tezze sul Brenta. Dopo aver conseguito la maturità al Liceo scientifico Jacopo Da Ponte di Bassano del Grappa, ha fatto un viaggio negli Stati Uniti con i genitori e con l’amico Riccardo, attraversando la Route 66 da Chicago a Los Angeles. Ha documentato questa esperienza registrando alcuni episodi andati in onda tramite il canale Nat Geo People e scrivendo un libro intitolato Il viaggio di Sammy.
Nel 2018 si è laureato in Scienze Naturali all’Università di Padova con 110 e Lode.
Il 27 marzo dello scorso anno, Sammy era stato invitato all’auditorium Cesare de Michelis del Museo del ‘900 per un’intervista in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, Antenorea, adottato dagli studenti e dalle studentesse del liceo Bruno-Franchetti. Io stessa ho partecipato a tale intervista e ho avuto il piacere di porre all’autore alcune domande riguardanti la trama del libro. Quel giorno molti di noi sono tornati a casa con un po’ più di speranza per il proprio percorso scolastico e per ciò che il futuro ha in serbo per noi ragazzi.
Vedere come una persona che ha fisicamente sofferto più di me sia comunque riuscita a raggiungere i propri obiettivi mi ha aiutata a guardarmi da un punto di vista diverso, più costruttivo. Sono sicura che queste mie parole sono condivise anche dagli altri ragazzi che hanno partecipato.
Sammy ha parlato di come spesso si sia chiesto la ragione di così tanta sofferenza, ammettendo di essere stato sul punto di perdere la speranza, ma non ha mai mollato e ha continuato ad andare avanti. E ha funzionato: oggi è conosciuto in tutto il mondo.
Sammy è riuscito a battere ogni probabilità e, nonostante tutti i rischi e i timori comportati dalla progeria, ha continuato a studiare per raggiungere i suoi obiettivi.
La sua vicenda è una storia di speranza e perseveranza, che ora tocca a noi portare avanti.
(nella foto di copertina l’autografo che Sammy ha fatto a una nostra compagna all’incontro)