Valeria Sitzia, della classe II C indirizzo classico del nostro Istituto, sarà ospite come giurato del premio Leoncino d’oro in occasione della 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (29 agosto – 8 settembre 2018).
Nell’ambito del Progetto di istituto “Leoncino d’oro – David Giovani”, in collaborazione con Agiscuola, Cinit e IMG Candiani, sono stati infatti selezionati per le Tre Venezie gli elaborati realizzati dai seguenti studenti:
1° classificato VALERIA SITZIA – IIS Bruno Franchetti di Mestre
2° classificato NICOLO’ ALVISE MARIN – Liceo A. Cornaro di Padova
Valeria si è distinta presentando una recensione del film “The Place” di Paolo Genovese. Complimenti vivissimi a Valeria e ai membri della giuria d’Istituto del David Giovani 2018 che hanno partecipato al concorso con recensioni di ottimo livello.
Recensione del film “The Place”
di Valeria Sitzia IICcl
“The Place” di Paolo Genovese del 2017 è un film drammatico, ispirato alla serie televisiva americana “ The Booth at the End”, di cui è il remake, con un cast di dieci attori in cui spiccano nomi come quello di Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Silvio Muccino, Rocco Papaleo, Vittoria Puccini, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, ed altri interpreti straordinari che rappresentano buona parte dell’attuale cinema italiano.
Il tema principale è incentrato sul libero arbitrio e sulla capacità dell’uomo di autodeterminarsi. Solo dalle scelte del singolo individuo dipendono non solo il suo destino ma anche quello degli altri che entrano in relazione con lui.
La trama, sviluppata sulla base della domanda centrale “Cosa si è disposti a fare per ottenere quello che si desidera?”, costruisce un film complesso e concettuale, che colpisce perché affronta temi scabrosi e inquietanti ed ha il merito di non soffermarsi su cose già viste.
La pellicola è interamente girata in epoca contemporanea all’interno di un bar con una vetrina che affaccia su una strada di Roma; si vede solo un tavolino, non ci sono altre scene, dove per un’ora e quarantacinque minuti è un continuo susseguirsi di figure di varia umanità. E’ un film solo parlato, privo di avvenimenti, se non quelli raccontati dai personaggi; lo svolgimento è tutto giocato sui dialoghi, sul non detto, su espressioni e sfumature, con una costante e alcune variabili. C’è infatti un uomo (interpretato da Valerio Mastandrea) seduto sempre lì allo stesso tavolo in un angolo del bar, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tiene una grossa agenda a portata di mano, a volte scrive qualcosa, altre la consulta. Non si sa nulla di lui, chi sia, cosa faccia. Vuole fare del bene o del male? E’ freddo, cinico e il suo compito è tentare l’uomo, prospettando miracolose conquiste. Ritiene che “la gente è in grado di fare molto più di quello che crede, anche le cose più orrende”…“ se questa è l’unica opportunità per dare vita ai desideri più grandi, quelli in apparenza irrealizzabili”. Un continuo viavai di persone siede al suo tavolo con le richieste più varie e l’uomo misterioso è pronto ad esaudire ogni loro desiderio. Naturalmente in cambio di qualcosa, lo svolgimento di compiti alcuni innocui, altri difficili, ma certi proprio immorali, contro ogni valore etico che lasciano sorpreso lo spettatore. E dal susseguirsi di personaggi che si avvicendano al tavolino si ha la dimostrazione che l’essere umano pur di arrivare ad un determinato obiettivo è pronto a fidarsi di una persona che non conosce e che gli fa fare di tutto.
Ad un certo punto è incominciato un percorso interiore anche dentro di me che mi ha coinvolto, appassionato, stimolato con molte domande. Ma non ci sono risposte e per questo ci si sente chiamati in causa.
Questo film ha molti tratti in comune con un altro diretto dallo stesso regista, il pluripremiato “Perfetti Sconosciuti” del 2016, in cui ugualmente è rispettata l’unità di luogo, è presente una forte coralità e i movimenti di macchina sono ridotti ai minimi termini con l’alternanza di campo e controcampo. La storia di “The Place” è però originale e imprevedibile. La narrazione procede con immagini suscitate nella mente dalla semplice descrizione fatta a voce dai personaggi, seduti sempre allo stesso tavolino, con i loro dialoghi e racconti così che tutto è demandato all’immaginazione dello spettatore. Non sono mai presenti effetti speciali, dunque, ci si concentra sull’analisi dei sentimenti e delle emozioni che provano i personaggi. C’è un intreccio e un parallelismo tra le molte storie e i numerosi “clienti” che si rivolgono al misterioso uomo.
Il montaggio per la sua semplicità risulta quasi amatoriale; grazie a ciò la presentazione dei fatti avviene in modo lineare. Il ritmo è tranquillo poiché è scandito solamente dai dialoghi. Le sequenze sono lunghe e il passaggio tra una scena e l’altra è immediato. La fotografia è ben armonizzata a questo tipo di film e ai temi trattati: ha colori freddi che creano un’atmosfera cupa e anonima.
La vicenda, essendo ambientata in un unico luogo alla lunga potrebbe risultare stancante e noiosa ma ci si fa coinvolgere dai racconti dei fatti personali e si diventa curiosi di scoprire l’epilogo delle storie.
La colonna sonora è il brano inedito “ The Place” interpretato e scritto da Marianne Mirage in collaborazione con gli STAG: è apocalittica, starebbe meglio in qualche film d’azione americano.
Il film mi ha molto impressionato e lasciato numerosi interrogativi oltre ad un senso di vuoto e amarezza per quello che si vede o meglio si intuisce durante la visione, perché allo spettatore è lasciata una grande libertà di interpretazione e immaginazione dei fatti narrati. Personalmente non ho condiviso le scelte fatte da alcuni personaggi, forse volutamente provocatorie, al fine di spiazzare lo spettatore, ma senza dubbio l’intreccio della pellicola ha suscitato la mia curiosità alla scoperta dei lati più oscuri dei personaggi, messi alla prova dalla domanda fatale : “cosa saresti disposto a fare per ciò che desideri?”. Il prezzo da pagare in certi casi è veramente molto alto, ma, messi di fronte ad un bivio si può sempre attuare la scelta più giusta e comprendere che non serve vendere l’anima al diavolo.