di Isotta Moratelli (1BL)
Una ragazza decisa a gettarsi giù da un ponte di Brooklyn, riflette sull’amore. Le sue domande riusciranno ad avere risposta? E’ davvero unico, riservato a pochi, solamente a chi è coraggioso, come credeva? Un grande gesto d’amore però, è stato rivolto anche a lei, da parte di una conosciuta dagli occhi ricci e con gli occhi color verde smeraldo, che le ha salvato la vita.
SALVATA DA UNA SCONOSCIUTA
Pensavo. Ci sono cose nella vita che si possono fare, e cose che non si possono fare. Amare è una delle cose che non si possono fare. O almeno, la gente come me non lo può fare. Il problema è che c’è gente lì fuori che crede di poter decidere della vita altrui , che crede di avere diritto di parola sulle scelte di persone che neanche conosce, diritto di lamentarsi di una cosa che non si può scegliere. Pensano sia una nostra scelta quella di essere diversi? Non penso che se si potesse davvero scegliere, qualcuno lo farebbe . Bisogna avere coraggio per scegliere di essere discriminato, di essere senza diritti; bisogna avere coraggio anche semplicemente per ammettere di essere diverso. L’amore è solo per i coraggiosi. Eppure, qualcuno ha davvero il coraggio di chiamare innaturale una cosa così bella, qualcuno ha davvero il coraggio di chiamarla sbagliata.
Mentre pensavo, ero lì, sul punto di buttarmi, quando a un certo punto vengo scossa da un «Cosa stai facendo! Vieni giù da lì!»: una voce femminile si stava avvicinando.
Mi giro, una ragazza sulla ventina, i capelli ricci castani le arrivano alle spalle, con due grandi occhi verdi che mi guardano spaventati mentre mi porge la mano.
Avete ragione, ora vi spiego la situazione – non che ci sia molto da spiegare –: ero sul punto di buttarmi da un ponte, quello di Brooklyn più precisamente, e mettere finalmente fine alla mia vita. Erano all’incirca le 2 del mattino, ed ero pronta a morire, sotto la luna piena che mi guardava.
Fissando quel volto perlaceo, pensavo. Il sole e la luna sono anime gemelle, il sole illumina il giorno, e la luna illumina la notte, ma senza il sole che riflette la sua luce su di essa, la luna sarebbe solo un ammasso di roccia invisibile. Si completano a vicenda, ma sono destinati a rincorrersi per sempre, senza mai potersi incontrare, a parte quei rari casi di eclissi, dove possono stare insieme anche solo per pochi secondi, e se lo fanno bastare per mesi e mesi. Si accontentano perché il loro amore è talmente forte che anche se stanno lontani per tutto quel tempo continueranno comunque a rincorrersi finché non ci sarà un altro eclissi, e così all’infinito, finché morte non li separi. Questo è l’amore. E’ davvero così sbagliato?
Pensavo, quando la ragazza inizia a urlarmi di scendere. Ero così convinta di buttarmi, convinta di essere pronta a morire, ma qualcosa nei suoi occhi verdi mi fa in qualche modo cambiare idea. Non chiedete.
Comunque, per qualche ragione, decido di prenderle la mano e farmi aiutare a scendere da quel ‘cornicione’. È un cornicione, giusto?.
Appena scendo la ragazza mi abbraccia, ma non rispondo, ecco…è una sconosciuta!
L’abbraccio durò per qualche minuto, se devo essere sincera, non mi è dispiaciuto, e appena concluso «Tutto bene? Sì, insomma, intendo, uhm, è ovvio che non va tutto bene, però…uhm, tutto bene?». «Se ti dico di sì, mi lasci ammazzarmi?», haha, sono così simpatica. A quanto pare la mia ironia non è stata colta anche dalla ragazza, dovrei chiederle il nome?.
«Assolutamente no! Che ti salta in testa?!». «In realtà, stavo scherzando». «Oh. Comunque non ti lascerò sola. O solo. Quali sono i tuoi pronomi? Si insomma sai… i pronomi in cui ti-». «So cosa sono i pronomi femminili comunque».
Non so il motivo, ma mi guarda con un’espressione tra il curioso e lo stranito.
«Come fai a parlare con così tanta tranquillità dopo…sì, insomma…dopo quello che stava per succedere?». Oh, questo.
«Ehm, insomma, non lo so? Nel senso… uhm…». Stavo balbettando? Sul serio? non ho mai balbettato in tutta la mia vita. Perché sta succedendo ora? Beh, sì, forse le circostanze potrebbero essere il motivo, però mi sento così a disagio con quegli smeraldi puntati addosso.
«Stanotte vieni a casa con me, non ti lascerò sola dopo tutto questo, mi sentirei in colpa».
Cosa? No! Non ho intenzione di andare a casa con quella tipa, neanche so come si chiama! E se volesse uccidermi? Sì, ecco, sarei morta anche se lei non fosse arrivata. Assolutamente no.
«Non ho intenzione di venire a casa con te! non so neanche come ti chiami!». «Lottie». «Cosa?». «Il mio nome, Charlotte, ma puoi chiamarmi Lottie. Ora che sai il mio nome verrai a casa con me?». Uhm, cosa si dice in questi casi? Effettivamente ora so il suo nome… e poi non mi sembra una brutta persona. «Uhm, sì, immagino di sì».
Il viaggio in macchina è straziante. Sì, davvero straziante, parla per tutto il tempo!.
«Come ti chiami?» «Lydia» «Quanti anni hai?» «19» «Oh sei così giovane! Io ne ho 22!» Così giovane? Ha letteralmente tre anni in più…
Verso la fine dell’infinito viaggio smette di parlare e inizia a cantare – sì, cantare -, non che mi possa lamentare, insomma ascolta bella musica. Almeno da quello che sta cantando sembra così, Stairway to Heaven, e ha una voce stupenda.
Arrivate a casa sua – bella casa, piena di vinili appesi in giro, confermo, bella musica – mi fa accomodare sul divano e mi butta una coperta addosso. Sul serio?
«Sto morendo di sonno! Dormi anche tu. Buonanotte!», e così fa la sua uscita di scena. Alla fine Lottie non sembra così male.
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