Venerdì 20 settembre 2024 verso le 23 è stato accoltellato a morte Giacomo Gobbato, all’età di soli ventisei anni, in nome di una promessa di lotta contro ogni forma di ingiustizia sociale.
Quella terribile notte di settembre, come racconta Sebastiano Bergamaschi, l’amico che era presente con lui la sera dell’omicidio, insieme ad un gruppo di amici, stavano andando a bere una birra nella zona di Corso del Popolo, quando mentre erano nei pressi di via Firenze, hanno udito un urlo di una donna. Accorsi subito in suo aiuto, hanno visto un uomo scappare con uno zaino in mano e hanno deciso di inseguirlo, senza alcuna esitazione. Il ladro, nel tentativo di fuggire da loro, ha accoltellato Sebastiano alla gamba e Giacomo in diversi punti. Quest’ultimo, riportava talmente gravi ferite sull’addome e sulla gamba, che i soccorritori che hanno cercato di rianimarlo sul posto, non hanno avuto successo. L’ambulanza lo ha trasportato con urgenza all’ospedale, dove l’attivista ha perso la vita la notte stessa.
Il gesto di Giacomo e Sebastiano, che hanno deciso di intervenire prontamente per difendere la donna dal suo aggressore, un uomo moldavo trentottenne, dev’essere visto nel contesto della serie di infinite battaglie che sino a quel giorno avevano intrapreso per promuovere la realizzazione di una giustizia sociale. “Quello che è successo è la dimostrazione più concreta ed evidente del fatto che le rivendicazioni che portiamo avanti da anni siano sempre più urgenti e necessarie”, spiega Sebastiano in un’intervista. Entrambi facevano infatti parte del Centro Sociale Rivolta di Marghera, luogo ricavato da un ex magazzino di spezie abbandonato grazie alla volontà di un gruppo di attivisti, dove vengono organizzati concerti, rifugi per senzatetto, e che con i suoi slogan e programmazione ad ampio raggio porta avanti ancora tanti propositi di riscatto sociale e culturale di cui tutti dovremmo fare bagaglio.
Jack, come lo chiavano le persone a lui care, era uno di quei ragazzi che fanno valere la propria voce, si battono perché le città tornino ad essere luoghi inclusivi, sicuri, di incontro e di solidarietà, e le amministrazioni comunali investano più risorse in politiche sociali. Una battaglia che per prima cosa trattava e prende ancora in esame le vergognose e pessime condizioni in cui si trovano molti quartieri di Mestre oggi -tra i quali Corso del Popolo è uno dei peggiori- perché non gestiti con sufficiente attenzione dagli amministratori locali, più interessati a fare retorica politica, piuttosto che dialogare con le moltissime associazioni che rivendicano invece partecipazione, diritti, lavori dignitosi e redditi maggiori…
Il fatto che l’omicida fosse una persona straniera purtroppo non ha fatto altro che alimentare le polemiche razziste e xenofobe, proprio quelle contro le quali Giacomo si era sempre battuto in prima linea. Cosa che personalmente ritengo tristemente ironica, oltre che tragica. “Se dal dolore generiamo odio, significa che non abbiamo capito nulla”, queste parole di Sebastiano tuttavia ci rincuorano e dovrebbero indurci a riflettere nel profondo sul vero significato di comunità e attivarci per un ideale di altruismo, tolleranza e pacifica convivenza.
Alcuni sostengono che l’episodio dell’uccisione di Giacomo dovrebbe spingere il nostro governo a potenziare i corpi di polizia affinchè reprimano “gli stranieri malvagi e assassini”. Credo invece che la morte di Giacomo, per quanto si sia trattato di un evento che ha addolorato moltissimi di noi, chieda a gran voce giustizia, parità e uguaglianza, e ritengo che la grande manifestazione organizzata in suo onore sabato 28 settembre 2024 alle ore 17 e che ha raccolto una vastissima partecipazione di oltre 10 mila persone, riempia di speranza e orgoglio il cuore del CS Rivolta, dei suoi familiari, dei suoi amici e forse anche quello di Giacomo stesso.
L’immagine utilizzata è stata realizzata dalla nostra studentessa Aurora Ciugurean ed è distribuita con tutti i diritti riservati.