Foto raffigurante Kusakabe Kinbei, una donna intenta a scrivere una lettera.
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Scrivere bene per leggere meglio

Di Elettra Faenza, 3AL

Inutile negarlo: la tecnologia ha invaso il nostro mondo. Ormai si può fare di tutto sui dispositivi elettronici.
Anche per scrivere si è passati quasi esclusivamente al digitale. 
Tuttavia, non bisogna dimenticare l’importanza di una buona calligrafia.
Alcuni studenti del liceo Bruno-Franchetti hanno potuto sperimentare cosa voglia dire “scrivere bene” durante un corso pomeridiano.

Durante lo scorso anno scolastico a tutti gli studenti dell’Istituto è stata data l’opportunità  di partecipare ad un corso pomeridiano di calligrafia, tenuto dalla professoressa Higashi Aoi, madrelingua giapponese.

Inizialmente le iscrizioni erano aperte a un numero limitato di persone, ma, vista la grande curiosità e adesione, il numero di partecipanti è stato ampliato. Il corso era diviso in otto lezioni durante l’orario pomeridiano, dalle ore 13:30 alle 15:30, un giorno alla settimana: un gruppo il mercoledì, e uno il giovedì. Durante le lezioni, la professoressa ha esposto diverse tecniche e stili di calligrafia, utilizzando pennelli e inchiostro

L’arte della calligrafia, di certo, non è una cosa banale e, sicuramente, non facile da praticare. Si basa sull’unione di storia, di arte, di letteratura orientale, e richiede una forte concentrazione e un equilibrio tra mente e corpo.

Bisogna, infatti, che la mente sia libera dai pensieri e permetta concentrazione, per riflettere sul senso delle parole: questa condizione viene definita in giapponese mushin (無心), che significa letteralmente “senza pensieri” o “a cuor leggero”. La calligrafia è un modo per esprimere cultura e senso estetico.

In Cina l’arte della calligrafia veniva utilizzata come metodo di selezione per i funzionari e i burocrati a servizio dell’Impero. Dato che era diventata il simbolo di cultura e saggezza, anche gli imperatori venivano istruiti dai migliori insegnanti. 

In Giappone, invece, la calligrafia viene chiamata shodō (書道) e deriva dalla corrispondente arte cinese shūfǎ (書法). Significa letteralmente “via della scrittura”, che rappresenta un percorso di crescita interiore. La calligrafia era praticata inizialmente dai monaci del buddismo zen, i cui valori e idee l’hanno influenzata fortemente.

Durante il corso, gli studenti hanno potuto utilizzare diversi strumenti, di questi quattro sono fondamentali: vengono chiamati Wénfángsìbǎo in cinese, e bunbōshihō in giapponese (文房四宝), ovvero “i quattro tesori dello studio”Questi sono Il pennello, l’inchiostro, la carta (che deriva da fibre vegetali) e la pietra usata come calamaio.

Ci sono anche altri strumenti utili: i fermacarte, per tenere fissi i fogli quando si scrive, e una superficie, da posizionare sotto al foglio per evitare che l’inchiostro macchi il tavolo.

Immagine raffigurante i quattro strumenti fondamentali per la calligrafia.
“文房四宝”, i quattro tesori del calligrafo.

Inoltre, molti calligrafi utilizzano un timbro personale con il proprio nome, che funge da firma.

Oggi, la calligrafia cinese è “Patrimonio immateriale dell’umanità” dell’Unesco.  Esercitarla aiuta la capacità di fare attenzione ai dettagli, rafforza la memorizzazione e la riflessione. È un esercizio utile per ogni persona, anche per chi non conosce le lingue orientali.

Immagine raffigurante il kanji “永”. Inchiostro su carta di riso.
Alcuni dei lavori finali del corso, raffiguranti il kanji “永”.

 

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