Cosa può insegnare alle giovani generazioni del Terzo Millennio la visione della guerra che emerge dai classici
Un cavaliere in sella, una mischia furiosa, corpi riversi ma nemmeno una goccia di sangue: una scena di guerra non certo realistica quella che è apparsa alla vista di noi studenti delle classi IICcl e ICcl quando siamo entrati nell’Aula Civica del Museo della Battaglia di Vittorio Veneto lo scorso 28 ottobre. Eppure le guerre sono da sempre cruente e feroci: lo sapevano bene gli antichi Greci quando conquistarono Troia, in quella che nel loro immaginario fu la guerra più grande di tutti i tempi, e lo sapevano bene gli abitanti di Treviso il 7 aprile 1944, quando videro la loro città rasa al suolo dalla violenza della guerra, con il suo strascico di lutti e sofferenze.
L’Ilioupersis, ovvero la presa di Troia, e Il cielo è rosso di Giuseppe Berto, romanzo sul bombardamento di Treviso, sono le due coordinate temporali e letterarie della proposta dei Classici Contro, progetto dell’Università Ca’ Foscari di Venezia condotto dal professor Alberto Camerotto e dal suo team. Lo scopo è portare i classici fuori dai contesti scolastici e accademici per discuterli e interpretarli criticamente alla luce del nostro presente, nel contesto d’eccezione dei Musei Archeologici del Veneto.
Ma cosa è stato fatto, in concreto, nel corso di quella (troppo) calda mattina di ottobre?
Attraverso flashmob, conferenze, letture, azioni teatrali abbiamo rivissuto l’orrore dei diversi conflitti bellici, spaziando dalla Guerra del Peloponneso, vista dall’ottica originale di Lisistrata protagonista dell’omonima commedia del V sec. a.C., all’invasione della Grecia da parte della Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Le emozioni e i comportamenti che ispira la guerra, il codice di valori che impone senza pietà e il modo in cui esso sopprime la libertà e la felicità degli uomini, ma soprattutto l’inutilità dei metodi della violenza e della prevaricazione e l’illusorietà della realtà umana in virtù della quale l’atteggiamento di chi si vota al valore dell’onore e della gloria militare risulta ridicolo: questi i temi che hanno animato la discussione.
Hanno impressionato tutti l’approccio appassionato del professor Alberto Camerotto e la chiarezza espositiva dei suoi giovani allievi. I loro interventi ci hanno permesso di conoscere una realtà, quella della guerra, allo stesso tempo lontana e vicina. Una realtà che per fortuna non viviamo in prima persona ma che intorno a noi permane vincendo le barriere dello spazio e del tempo perché, purtroppo, la volontà di primeggiare sull’altro è insita nella natura umana.
Una tale consapevolezza ci ha forse destabilizzati: ma raggiungerla si è rivelato fondamentale per farci un esame di coscienza e comprendere quali possano essere le nostre responsabilità nell’evitare lo scoppio di conflitti ad ogni livello. Se, infatti, non possiamo evitare che le grandi potenze del mondo lottino tra di loro, possiamo però abbandonare la “mentalità della guerra” e aprire il nostro cuore alla pace e alla concordia. Questa missione spetta soprattutto a noi giovani, che nel prossimo futuro voteremo o guideremo le scelte politiche dei diversi paesi del mondo. Mentre siamo sui banchi di quella scuola di cui tanto ci lamentiamo, non dobbiamo dimenticare che nello stesso momento molti nostri coetanei sono costretti a combattere in conflitti sanguinosi e profondamente ingiusti. I classici, autorevole manifesto della natura umana, se correttamente interpretati continuano a fornire un valido aiuto nel tramandare gli orrori della guerra e insegnarci a non ripeterli.
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