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L’overtourism: anche il Giappone invaso dai turisti

L’overtourism (o sovraffollamento turistico) è un fenomeno definito dall’Organizzazione mondiale del turismo come “l’impatto del turismo su una destinazione, che influenza in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini o la qualità delle esperienze dei visitatori”.

L’overtourism è un fenomeno in crescita alimentato dall’aumento dei flussi turistici internazionali, favorito dalla diffusione delle compagnie low-cost, dal turismo crocieristico, dall’uso dei social media. 

Il fenomeno ci tocca perchè l’esempio più vicino a noi è Venezia, simbolo del overtourism, a causa dei continui flussi dei turisti nell’isola (su 100 abitanti 76 sono turisti).

Ma esso non riguarda solo e città d’arte italiane ma anche, più recentemente colpisce anche alcune aree del Giappone. Infatti la crescita vertiginosa di turisti registrata in Giappone negli ultimi anni sta creando problemi che le amministrazioni locali stanno cercando di tamponare con sanzioni e divieti. La principale causa di questo problema è il boom turistico post-covid: il Paese ha registrato 25 milioni di turisti nel 2023, raggiungendo quasi i livelli pre-pandemia, un numero esorbitante se confrontati agli appena 5 milioni di turisti registrati nel 2010.

Kyoto è una delle città dove l’overtourism è molto presente a causa dei turisti affascinati dalle geisha, tradizionali artiste e intrattenitrici giapponesi, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danzaA Gion, un quartiere di Kyoto, è ancora relativamente facile vedere donne che indossano il kimono da geisha e per questo nel 2019 si è arrivati a multare chi fotografa le signore locali in costume tradizionale. Negli anni i turisti, attratti dalla possibilità di avvistare le geisha nel loro ambiente tradizionale, hanno spesso oltrepassato i limiti del decoro, inseguendole con cellulari, toccando o tirando i loro preziosi abiti. In alcuni casi hanno anche violato la privacy delle loro abitazioni o le hanno costrette a posare per fotografie. Questi atteggiamenti hanno creato un clima di forte disagio tra i residenti. La paura che il quartiere di Gion potesse trasformarsi in un “parco” a tema per turisti, perdendo la sua autenticità e dignità, ha spinto la comunità locale a chiedere misure restrittive.

Il consiglio distrettuale di Gion ha preso una decisione importante: dal 2019 è vietato ai turisti l’accesso ai piccoli vicoli privati del quartiere, decisione mirata a preservare la serenità di queste stradine, solitamente più larghe di uno o due metri, garantendo che solo i residenti, le geisha, le apprendiste e i loro clienti possano accedervi. La strada principale di Gion, Hanamikoji-dori, invece, rimane accessibile ai visitatori.

Un altro esempio è il tempio Nanzo-in a Sasaguri, Fukuoka, che ospita la statua del Buddha sdraiato e ha grandi cartelli in dodici lingue che avvertono i gruppi di visitatori di non entrare nel luogo sacro. Il sacerdote capo, Kakujo Hayashi, ha dichiarato al giornale Asahi Shimbun che negli ultimi dieci anni il tempio è stato invaso da visitatori stranieri, con 20-30 pullman al giorno, che disturbano i sacerdoti con musica e comportamenti irrispettosi. Per questo motivo, l’accesso è vietato ai gruppi, sia stranieri che giapponesi, mentre è permesso ai singoli individui indipendentemente dalla loro provenienza.

Il Giappone si sta impegnando a diminuire l’overtourism, infatti un portavoce dell’Ente Nazionale del Turismo Giapponese ha affermato che l’agenzia sta lavorando per un turismo più sostenibile, consapevole dei danni che il sovraffollamento turistico sta provocando in alcune aree. Il Giappone si sta impegnando a mantenere un ambiente sostenibile sia per i residenti che per i turisti e ad educare i visitatori ad un turismo rispettoso della cultura locale. I turisti possono contribuire adottando dei comportamenti virtuosi per ridurre l’“inquinamento turistico” (traduzione letterale di kankō kōgai, termine con cui viene chiamato in giapponese il fenomeno dell’overtourism), quali viaggiare in piccoli gruppi, informarsi sugli usi locali e visitare città e regioni meno conosciute.