di Marta Rosson
Eravi un solo essere, un solo; e il resto era infinito
(Gabriele D’Annunzio, Un ricordo, vv 13-14)
Con questa sententia dannunziana il giorno 19 aprile si è aperta al Franchetti la X edizione della Notte Nazionale del Liceo classico.
La Notte del Liceo Classico nasce per iniziativa di un istituto di Arcireale, seguito ogni anno volenterosamente da molti altri licei, tra i quali anche il nostro. Essa ha lo scopo di far emergere il valore e l’importanza degli studi umanistici, i cui contenuti vengono presentati alla cittadinanza in maniera quanto più creativa possibile. La serata è parsa a tutti piuttosto piacevole: senza dubbio la rivisitazione in chiave spesso ironica dei classici in una scuola addobbata a festa dagli studenti con lettere greche e ghirlande colorate ha contribuito a creare un’atmosfera di ilarità condivisa. Su questo presupposto è stato possibile trasmettere una più seria riflessione finale, la cui complessità dei contenuti è stata veicolata attraverso delle forme ed un linguaggio più semplice che, in ultima analisi, hanno permesso ad un pubblico di tutte le età e tutte le provenienze di coglierne il messaggio.
Se per il pubblico l’evento si è svolto pressoché senza intoppo alcuno, solo studenti, professori e collaboratori scolastici sanno quanti ostacoli si siano frapposti alla sua organizzazione. Al netto delle difficoltà tecnico-organizzative, in genere è proprio la scelta del tema della serata a rivelarsi uno dei passaggi più complessi. Ogni anno il liceo di Arcireale sceglie un tema comune insieme a un testo da leggere al pubblico a conclusione della serata, che spesso viene comunicato alle scuole com un certo ritardo, causando non poche difficoltà all’organizzazione della serata. Ad ogni modo, tali scelte non sono vincolanti, pertanto quest’anno il nostro istituto ha preferito abbandonare la strada comune per addentrarsi negli intricati sentieri della filosofia nietzschiana.
Nel 1872 fu data alle stampe “La nascita della tragedia”, con la quale Nietzsche al contempo rivoluzionò la filologia classica e diede avvio alla propria ricerca filosofica. In quest’opera polimorfa venivano delineate due “anime” del pensiero greco e dell’esperienza umana in genere, quella apollinea e quella dionisiaca. Consapevoli dell’estrema complessità di queste due definizioni, sia ne “La nascita della tragedia” sia nel successivo pensiero di Nietzsche, abbiamo proceduto a una semplificazione netta quanto estremamente efficace, forse più in linea con la concezione che i Greci avevano delle due divinità di riferimento. Apollo corrisponderebbe dunque all’anima razionale dell’uomo, capace di dare al Reale un ordine che forse non c’è ma che è imprescindibile per il dominio di sé e per la convivenza comune, mentre Dioniso all’istintualità e alle spinte irrazionali che guidano l’agire umano, all’ebbrezza, al vino, all’emozione senza freni.
Dopo aver assistito ad una lunga serie di laboratori e dopo aver ricomposto, con l’aiuto delle Sibille, quattro frasi esemplificative disperse su foglie di cartoncino, gli ospiti hanno potuto godere in Aula Magna di una perfetta sintesi tra apollineo e dionisiaco, culminata nella coreografia di sirtaki, che alla fine ha visto anche il coinvolgimento del pubblico stesso. Il valore della complementarietà degli opposti ha dunque trionfato e tutti hanno compreso cosa volessimo comunicare, ovvero che nessuna delle due parti, l’istinto e la razionalità, deve prevalere sull’altra ma esse devono convivere in perfetta armonia.
Tuttavia tale riflessione sulla natura umana ne adombrava un’altra, forse ancora più preziosa, quella sull’importanza degli studi umanistici. Basta guardare ai dati relativi alle iscrizioni al liceo classico per l’anno scolastico 2024/2025 per rendersi subito conto di quanto sia un’istituzione in crisi. Verosimilmente tale crisi è da imputare a una visione distorta di cosa la nostra scuola effettivamente sia. Per e a Namolti, infatti, è come uno scadente mercatino dell’antiquariato o, peggio, come un cimitero. Se sapessero, invece, quanta vitalità sprigionano gli studi umanistici e come possano rivelarsi un laico nutrimento per l’anima! Che almeno il pubblico della Notte abbia compreso questa verità?
Le foto qui pubblicate sono state scattate dalla professoressa Carmen Pettenà, che ringraziamo per il suo contributo.